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Parla un operatore del settore

Paniere Istat dei prezzi al consumo, ora c'è anche l'uva senza semi

Nel paniere dei prezzi al consumo che l'Istat aggiorna annualmente per il calcolo dell'inflazione ora troviamo anche l'uva da tavola senza semi, la quale, insieme ad altri articoli, entra nel novero dei quei prodotti che rappresentano i cambiamenti nelle abitudini di spesa.

A tal riguardo, abbiamo sentito il parere di Donato Fanelli, noto imprenditore agricolo pugliese specializzato nella produzione, lavorazione e commercializzazione dell'uva da tavola. "Questa notizia conferma quanto da mesi sosteniamo a gran voce: l'uva seedless è un articolo diventato un asset della spesa degli italiani e non una invenzione delle tanto ingiustamente vituperate società di breeding. Dietro un grappolo di uva apirene c'è un flusso economico notevole. La realtà è che non si vende ciò che si produce, ma si produce ciò che si vende".

L'uva senza semi, dunque, è entrata nell'elenco di quei prodotti, alimentari e non, che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo.

"In quasi tutti i supermercati del centro-Nord Italia, lo spazio dedicato all'uva da tavola è 365 giorni l'anno. Anche in queste settimane, ad esempio, c'è un'ottima percentuale di frequenza di acquisto, nonostante i prezzi si aggirino intorno ai 6 euro al kg. Tutte le uve importate nel nostro Paese da gennaio a giugno sono esclusivamente seedless. Pertanto, le varietà senza semi non si basano su un consumo occasione/stagionale, bensì constante nei mesi", riprende Fanelli.

E conclude: "Cambia il paniere Istat dei prezzi al consumo e ciò è palpabile anche nei campi. In Puglia (e non solo), si sta espiantando oltre il 50% di vigneti tradizionali, soprattutto della cultivar Italia. Se però espiantiamo senza alcuna programmazione, andremo a distruggere anche il valore dell'uva senza semi. Prima di ripiantare, facciamo un'analisi di mercato con i breeders, sediamoci a un tavolo e capiamo verso quale direzione muoverci".