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Nell'industria dell'uva da tavola, sono a rischio centomila posti di lavoro a causa delle rivolte in Perù

L'Associazione dei produttori di uva da tavola del Perù (Provid), in qualità di rappresentante delle aziende produttrici ed esportatrici di uva da tavola, ha dichiarato che sono a rischio 100mila posti di lavoro, a causa delle rivolte in corso e della situazione instabile che sta attraversando il Paese. Sebbene le stime della settimana 1 mostrino un aumento del 2% dei volumi rispetto allo scorso anno (da 43.845.918 a 44.882.916), i disordini in corso in Perù potrebbero avere un impatto fortemente negativo sul resto della stagione d’esportazione.

Secondo la dichiarazione ufficiale rilasciata dalla Provid e le osservazioni del presidente dell’associazione di settore, Manuel Yzaga Dibós, "l'industria peruviana dell'uva da tavola impiega più di centomila persone direttamente e indirettamente. A causa degli eventi che dal 7 dicembre 2022 stanno sconvolgendo il nostro Paese, questi posti di lavoro rischiano di andare persi".

Si fa riferimento al 7 dicembre dello scorso anno, quando il Perù è precipitato nuovamente nel caos, dopo l’arresto del presidente Pedro Castillo e dei suoi sostenitori, per lo più provenienti dalle zone rurali del sud del Paese, che hanno organizzato proteste diffusi e chiesto il suo rilascio. La sua vice Dina Boluarte, che ha prestato giuramento come Presidente, ha decretato subito lo stato di emergenza e il coprifuoco in diverse zone. Mentre la situazione è stata più tranquilla durante il periodo di Natale e Capodanno, dopo le festività le rivolte sono nuovamente divampate e, da allora, sono aumentate. Oltre 50 persone, per lo più manifestanti, sono rimaste ferite e uccise, tra cui anche poliziotti.

L'industria peruviana dell'uva da tavola ha avuto un’interruzione all'inizio della stagione, a causa dei manifestanti che hanno bloccato le strade principali, impedendo ai lavoratori di raggiungere molte aziende e impianti di confezionamento. Anche i camion che trasportano uva da tavola e forniscono le forniture necessarie, come i materiali di imballaggio, non possono raggiungere le aziende e i porti per le esportazioni con l’efficienza che questo prodotto sensibile alla catena del freddo, richiede.

Inoltre, Provid chiede ai cittadini peruviani di sostenere la democrazia e, "le istituzioni del Paese, la Presidenza della Repubblica, che rappresenta l'autorità legalmente eletta dopo un processo di legittima successione presidenziale, nel quadro di quanto è indicato nella nostra costituzione".

"Sosteniamo il lavoro, lo sforzo e l'impegno della polizia nazionale e delle forze armate del Perù nel quadro dello stato di emergenza in vigore nel nostro Paese, salvaguardando lo stato di diritto e la pace sociale, soprattutto in questo momento. Lanciamo un sentito appello per la pace e il rispetto che tutti meritiamo, e chiediamo che il Presidente Dina Boluarte ripristini lo stato di diritto e poter così superare il momento difficile che sta attraversando il Paese".

Yzaga ha affermato che il Perù non può mettere a repentaglio la sua democrazia, per la quale ha duramente combattuto e che è costata così tanti sforzi più di 20 anni fa. "Ho l'impressione che le persone che stanno protestando in modo aggressivo e bloccando le strade, non si rendano conto dei danni che stanno provocando. Alla fine saranno loro stessi a subirne le conseguenze e non vorrei che si arrivasse a questo punto. Ogni giorno che passa la frutta va a male e questo significa che non ci saranno soldi per poter offrire lavoro alle persone e, prima ancora, sarà interrotta la catena dei pagamenti. I consumi di beni locali, come la cancelleria o il carburante, o gli stessi alberghi, sono bloccati e la catena economica è stata spezzata. Questo significa che l'agricoltura dovrà fermare le attività, quindi il problema sarà sempre più grande".

Provid dichiara che il Perù sta affrontando una crisi sociale molto forte che raggiungerà anche la ricca capitale, Lima. "Abbiamo scoperto di aver perso la nostra libertà. Io non posso andare a lavorare, le persone che lavorano con me non possono andare a lavorare, i vicini non possono andare a lavorare: siamo liberi o non siamo liberi? Non siamo liberi, abbiamo perso la nostra libertà", ha dichiarato Yzaga.

Nonostante questa situazione, Provid prevede che le esportazioni di uva da tavola peruviana aumenteranno del 13% per raggiungere 73 milioni di casse e diventare il primo esportatore mondiale di uva da tavola.

Per maggiori informazioni:
Manuel Yzaga Dibós
PROVID
contacto@provid.org.pe  
www.provid.org.pe


Data di pubblicazione:



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