"Abbiamo avviato la campagna di trasformazione a fine ottobre 2022 con la lavorazione di un agrume senza semi molto particolare, il Miyagawa, per poi continuare con la lavorazione delle arance a polpa bionda. Ciononostante, le difficoltà affrontate durante la campagna agrumicola hanno portato a mobilitazioni e a una massiccia risonanza sui TG e sulla stampa nazionale (Vedi articolo correlato). In tal senso, dispiace rilevare l’assoluta assenza delle istituzioni: a oggi non è arrivata alcuna risposta da parte della politica locale, regionale e nazionale”. Così riferisce Salvatore Imbesi, presidente della rete di imprese che ingloba tre importanti realtà operanti nel territorio siciliano: Ortogel e Agrumi-Gel, industrie di trasformazione di agrumi, e la cooperativa Service Calatino.
Rispetto alla scorsa stagione, la campagna agrumi 2022 evidenzia una riduzione dei volumi avviati alla trasformazione di circa il 30%, anche se si prevede un aumento dei quantitativi da avviare alla trasformazione industriale. Dunque, il calo dei consumi degli agrumi potrebbe determinare una maggiore produzione dei derivati. Il tutto subordinato naturalmente all’incremento delle quantità che verranno commercializzate.
“Nonostante le problematiche del comparto agrumicolo siciliano siano state ampiamente rappresentate, è opportuno ribadire ancora che sussistono le preoccupazioni circa i danni causati dai cambiamenti climatici e dall'insostenibilità dei rincari energetici. Non è stato finora promosso alcun tavolo tecnico, così come richiesto da gran parte degli operatori. Siamo in balia delle multinazionali, che ormai gestiscono le risorse energetiche e tutti i materiali di consumo utilizzati dal comparto. Sul piano commerciale, i problemi riguardano, da una parte, il consumatore il quale, non riuscendo ad arrivare a fine mese, riduce drasticamente il consumo della frutta, mentre sul piano della produzione la riduzione dei quantitativi di merce raccolta comporta il mancato riconoscimento di quanto gli agricoltori avevano contrattualizzato".
"Il calo dei consumi aumenta la preoccupazione non solo per la tenuta dei frutti sulla pianta, ma perché perdere andare perduta la produzione. Per i produttori che invece ancora non hanno raccolto e venduto il prodotto, si aggiunge l’aggravio di ulteriori costi. Infatti a oggi, a causa delle temperature elevate, si sta irrigando e si effettuano trattamenti per evitare la cascola dei frutti. Nonostante questa condizione drammatica, le aziende della filiera agrumaria continuano a investire e a riporre fiducia in un sistema-Stato di fatto assente".
"Non meno importante - conclude Imbesi - è la problematica relativa alla contaminazione da fosfiti nei prodotti derivati, disciplinata da una normativa comunitaria che è rimasta in vigore solo in Italia. In tal senso, il Ministero dell’agricoltura ha emanato in deroga fino al 31/12/2025 circa la possibilità di ritrovare residui di fungicida Fosetil Alluminio e di Acido Fosforico. Si tratta di una sostanza attiva impiegata nella formulazione di diversi prodotti fitosanitari, impiegata per il controllo di Peronospore e Fitoftore su diverse colture. Tale deroga è valida solo per il prodotto venduto in Italia ma non all’estero, con gravi ripercussioni per le aziende italiane che riscontrano sulle proprie produzioni agroalimentari residui dei metaboliti di tale fitofarmaco. Ciò si traduce nell’impossibilità, per le aziende, di accedere con i propri prodotti freschi e trasformati nei mercati europei".
"Auspichiamo dunque un tavolo tecnico tra le istituzioni e l’Europa per fissare nuovi LMR, considerato che la maggior parte delle coltivazioni in Sicilia ed in Italia vengono effettuate su terreni di origine vulcanica che sono appunto ricchi di acido fosforoso/fosfonico".
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