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Un progetto dell'Associazione Italiana Fungicoltori sul Pleurotus

Settore funghi: la GDO vuole omogeneità e costanza, occorre investire nella ricerca

L'Italia è uno dei maggiori Paesi europei produttori di funghi coltivati. Dopo lo Champignon, sicuramente c'è il fungo Pleurotus Ostreatus, particolarmente apprezzato in cucina grazie al suo sapore delicato e alla sua versatilità.

In Italia si stima una produzione di 15.000 tonnellate di Pleurotus, destinate principalmente al mercato nazionale. Oltre all'Ostreatus, noto come Sbrisa, Melina, Oyster all'estero, in Italia si coltiva anche l'Eryngii, conosciuto come Cardoncello, che è un po' il simbolo delle coltivazioni pugliesi e del Sud Italia in genere.

"La produzione in Italia di Pleurotus è buona e di qualità; tuttavia si è reso necessario continuare a migliorare i metodi di coltivazione per aumentare la resa nelle nostre produzioni", afferma Raffaella Lucato, consigliere dell'Associazione Italiana Fungicoltori, con la delega specifica al Fungo Pleurotus.

L'AIF-Associazione Italiana Fungicoltori, nell'ultimo triennio, è stata parte attiva e partner di un progetto di ricerca, creando una vera e propria squadra di lavoro, che per tre anni ha messo a disposizione "un patrimonio inestimabile di energie, competenze, idee, visioni, proposte e soluzioni".

Anima del progetto YESP, sono stati il dipartimento Dafnae-Università degli Studi di Padova, le aziende socie Soc. Agr. Mancon, La Favorita, Irecoop Veneto, per la parte di formazione, ed Asochamp – Asoc. Prof. Cultivadores de La Rioja, Navarra y Aragòn, tutti con l'obiettivo comune di migliorare le prospettive produttive ed economiche della fungicoltura, con particolare attenzione alle aziende del Pleurotus.

Il progetto, primo e unico in Italia relativo al fungo Pleurotus, finanziato dall'Unione Europea, ha voluto identificare gli ambienti produttivi utili a migliorare la produzione del Pleurotus, caratterizzati da migliore controllo climatico nelle coltivazioni.

Numerose sono state le prove nei centri studio e nelle aziende agricole, dove si è cercato di coltivare, in tempi paralleli, stessi lotti di compost, sia di matrice convenzionale che biologica, e di micelio, per monitorare le differenze di resa nei diversi ambienti di coltivazione. A fine progetto ci si è potuti concentrare sui migliori comportamenti da adottare in fase di post raccolta e di conservazione in punto vendita.

"Tra i funghi coltivati, il Pleurotus è una delle varietà più conosciute ed acquistate - afferma Raffaella Lucato - questo perché risulta di facile abbinamento, ha un sapore delicato e ben si presta alle sperimentazioni in cucina, poiché è di semplice e veloce utilizzo. Il territorio veneto vanta una cospicua fetta della produzione italiana di funghi coltivati e tale produzione va preservata e valorizzata. La fungicoltura, come nel caso di altri prodotti freschi, richiede capacità di programmazione e costanza nella produzione. Una resa altalenante, sia in termini di qualità che di quantità, se non arginata, studiata ed approfondita, potrebbe creare delle criticità nella disponibilità del prodotto sul mercato, con il rischio che la GDO arrivi a togliere il pleurotus dagli articoli a scaffale".

Al Dipartimento DAFNAE dell'Università di Padova, il professor Carlo Nicoletto ha curato le attività di ricerca collocandole in tre ambiti principali:

  • il miglioramento della gestione climatica all'interno delle strutture produttive del Pleurotus;
  • la valutazione dei principali fattori della produzione (substrato/micelio);
  • la modalità di conservazione del prodotto al fine di migliorare la shelf-life.

Tutte le attività sono condotte nella struttura realizzata presso l'Azienda Agraria Sperimentale dell'Università di Padova e nelle aziende partner di Progetto: si sono studiati diversi substrati di coltivazione di provenienza nazionale ed estera, al fine di individuare le capacità produttive di ciascuno a parità di micelio impiegato. Tale approccio ha permesso di verificare l'effetto dei trattamenti impiegati sia in un ambiente innovativo che direttamente nelle aziende che da anni operano nel settore.

Conclude Raffaella Lucato: "Operare su una base variegata di materie prime e di condizioni climatiche simili ma non uguali, e studiare gli effetti che nelle varie situazioni si vengono a creare, è stata una grande opportunità". 

"Il mondo della fungicoltura è fatto di attente valutazioni di elementi naturali come acqua, aria, materie prime come paglia e il micelio. La ricerca e la combinazione di questi elementi portano alla crescita della produttività, ma è necessario continuare ad analizzare e approfondire le criticità che si presentano, quale unico modo per poterle risolvere. Il confronto costante tra produttori e lo scambio di informazioni tra aziende produttrici e centri di ricerca non potrà che creare valore aggiunto a questo comparto".

Per visionare i risultati del progetto Yesp clicca qui

Per maggiori informazioni
AIF 
Associazione italiana
Fungicoltori
Via Torricelli, 71/A 37100 Verona
+39.045.95.20.58
info@fun.go.it 
www.fun.go.it