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A sostenerlo è l'esperto Andy Connell

I "peccati" della catena del freddo si verificano soprattutto nell'ultimo miglio

Dopo vent'anni passati a esaminare approfonditamente la catena del freddo alla ricerca di anelli deboli, e a rafforzarli lavorando con esportatori di frutta provenienti da Ecuador, Cile, Ghana, Mozambico e Sudafrica, Andy Connell, consulente di logistica e catena del freddo, sostiene che è il momento che operatori e retailer facciano la loro parte.

"Raccogliamo dati sulla catena del freddo dal 1998 ed è stato allora che ci siamo resi conto che, nell’ambito dell’industria frutticola, in Sudafrica e ovunque, il livello di responsabilità e di disciplina non è molto alto. La gestione della catena del freddo è qualcosa di cui le persone parlano ma su cui non fanno molto: si utilizzano i registratori di temperatura, ma poi non si guardano i dati per trovarne i punti deboli e migliorarli".

Andy fa notare che, negli ultimi dieci anni, gli esportatori dell'emisfero australe hanno lavorato molto duramente sulla disciplina della catena del freddo (ad esempio attraverso l’individuazione di persone il cui unico compito è gestirla), ma la visibilità si ferma al porto di destinazione.

"Negli ultimi dieci anni, gli esportatori dell'emisfero australe hanno lavorato molto sulla disciplina della catena del freddo"

Monitor nascosti nell'ultimo miglio: "Quello che abbiamo trovato è scioccante"
"Negli ultimi vent'anni, nonostante il miglioramento nelle pratiche della catena del freddo in Sudafrica, Ghana ed Ecuador, avevamo ancora frutta che arrivava con molti scarti. Quindi, a supporto dell’attività del prof. Malcolm Dodd, che dirigeva il Post Harvest Innovation Program, abbiamo iniziato a inserire monitor nascosti nell'ultimo miglio e quello che abbiamo scoperto è stato scioccante: ci sono stati molti casi in cui le temperature risultavano in aumento quando le merci arrivavano al destinatario".

Normalmente, i dispositivi di monitoraggio della temperatura vengono rimossi dai ricevitori, "ed è proprio allora che si verificano i peccati di omissione", dice Andy. "Il grande problema, volutamente ignorato, è affrontare gli operatori che ricevono la merce e dire loro che non possono più incolpare semplicemente le cattive condizioni lungo la filiera di fornitura, dove invece tutto è migliorato e gli spedizionieri vigilano sulla catena del freddo".

Andy continua: "Ciò che sta succedendo è che quando arriva la spedizione, non si sa cosa succeda. E se c'è qualcosa che non va, i ricevitori incolpano semplicemente l'origine".

Un esempio: quello che potrebbe accadere alla frutta quando viene trasportata come parte di una spedizione mista a centri di distribuzione o retailer.

"Oggi il camion, nella sua corsa quotidiana, trasporta insieme fiori, patate e banane, a una temperatura di 8 °C. Si caricano sui camion refrigerati avocado o drupacee insieme alle patate che rilasciano molto velocemente etilene, e si mettono insieme frutti climaterici con quelli non climaterici, causando marciumi", spiega Andy. "Sicuramente il frutto climaterico non dovrebbe essere trasportato insieme a quello non climaterico". O il carico viene trasportato in un camion normale, non in uno refrigerato, come concordato.

Andy sottolinea che alcuni ricevitori sono attenti nel cercare di immagazzinare la frutta a seconda della varietà, mentre altri non applicano alcuna differenziazione. E’ pratica comune nel Regno Unito e in Europa mandare un camion a una struttura di cross-dock per caricare una quota su richiesta.

Alcuni retailer europei sono decisamente contrari al monitoraggio
I ricevitori, rendendosi conto di essere stati loro stessi monitorati durante l'indagine sulla catena del freddo, hanno chiesto di fermarsi, hanno confiscato i monitor di temperatura dichiarati e non hanno rilasciato i dati. "Quando abbiamo affrontato la questione con loro, ci hanno proibito di installare i monitor senza preavviso, e non hanno più voluto restituirci quelli che erano stati presi, perché scaricassimo i dati", dice Andy.

Andy ha iniziato a visitare i ricevitori per scoprire cosa succede ai container contenenti frutta dall'emisfero australe: banane sudafricane, peruviane e cilene, banane dell'Ecuador, Costa Rica e del Ghana.

A destra: la catena del freddo viene sottoposta a un buon monitoraggio da parte dell’esportatore

Andy ha verificato che quando un container viene scaricato in una struttura di cross-dock, è lì che si ferma e i ricevitori hanno casse piene di monitor di temperatura scartati (solo il 25% dei monitor viene recuperato, osserva Andy).

Sempre più esportatori insistono sul monitoraggio dell'ultimo miglio
L'utilizzo dei registratori di temperatura nei container varia: alcuni esportatori ne mettono uno in ogni singolo container, altri ne mettono uno ogni venti container, altri ancora lo utilizzano solo per spedizioni che ritengono delicate, dice Andy.

"Troppi esportatori mettono dispositivi di monitoraggio della temperatura per tutelarsi in caso di risarcimento assicurativo".

Ora ci sono alcuni esportatori che stanno attivamente monitorando l'ultimo miglio, osserva Andy. Quando la frutta arriva, un agente d’importazione inserisce un altro monitor prima che il carico esca per la consegna, senza avvisare i destinatari. I monitor di temperatura di nuova generazione possono essere nascosti sotto la frutta e continuare a ricevere il segnale del cellulare.

"Possono quindi affrontare i ricevitori con i dati sulle temperature, chiedendo loro di prendersi maggior cura del prodotto e non incolpare l'origine. Sicuramente questo influisce sul comportamento delle persone", dice Andy.

A destra: un monitor di temperatura CLCircular

"Oggi la catena del freddo viene gestita molto meglio. Le persone sanno qual era la temperatura al momento del carico, e dov'è la loro frutta. I produttori sono molto più coinvolti nella catena del freddo e vogliono vedere i grafici della temperatura, il che significa che il mittente deve prestare molta più attenzione alla catena del freddo. I produttori chiedono la stessa trasparenza e visibilità che viene richiesta loro, e si oppongono alle riduzioni di prezzo".

Per maggiori informazioni:
Andy Connell
A-Bar-C Services
Tel: +27 83 678 0072
Email: andy@abarc.co.za

Data di pubblicazione: