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Si registra anche un ritardo nella maturazione dei frutti

Non mancano le preoccupazioni sulla prossima campagna degli agrumi

Dall'arco ionico tarantino, l'imprenditore pugliese Domenico Maraglino, che coltiva agrumi in regime biologico, ha voluto esprimere la sua preoccupazione sull'imminente stagione agrumicola, resa complicata dal contesto di incertezza generalizzata dell'economia, che si riversa inevitabilmente anche sul settore agricolo.

"Nelle campagne di Palagiano e Massafra, areali a forte a vocazione agrumicola nei quali si coltiva il noto clementino Comune, tutto sembra tacere, nonostante ci troviamo già a metà ottobre - così ci spiega durante una conversazione telefonica l'agricoltore pugliese - In giro, infatti, si trovano al momento pochissimi commercianti disposti ad acquistare la merce. Nessuno si sbilancia a fornire alle aziende agricole quelle che potrebbero essere le quotazioni o quanto effettivamente merita il prodotto oggetto di compravendita, perché timorosi dello stallo commerciale e del non intravedere spiragli di luce per i prossimi mesi".

Il tipico fermento nell'acquisto a blocco degli agrumi, quest'anno non pare registrarsi, proprio come sta accadendo (ed è accaduto) per altre referenze ortofrutticole. "Ad oggi non si conosce ancora un prezzo di vendita - riprende Maraglino - Nel golfo di Taranto, l'agrumicoltura è in crisi ormai da alcuni anni e la situazione attuale non fa altro che peggiorare le cose e mettere in difficolta quelle aziende che vivono di agricoltura".

"Questo difficile stallo commerciale è dovuto anche all'andamento climatico mite delle ultime settimane, che ha generato un ritardo nella maturazione dei frutti. Infatti, sulle varietà precoci di clementine si registra un posticipo sull'avvio della raccolta di almeno 15 giorni rispetto alla stagione passata. Il frutto si presenta ancora verde e rugoso. Occorrono quindi piogge abbondanti ed escursioni termiche per ottenere un buon viraggio" (In foto a lato, stadio di maturazione attuale del Clementino Fedele). 

Maraglino crede però che una soluzione immediata esista. "In tali contesti di forte incertezza, l'aggregazione e la cooperazione possono traghettare le imprese fuori dalla crisi. Associarsi a cooperative od organizzazioni di produttori capaci di assicurare garanzie commerciali e contrattuali è il primo step da compiere se si vuole ridurre il rischio di ritrovarsi con produzioni invendute o con prezzi pagati che non coprono neppure le spese di gestione. Ai miei colleghi chiedo di evitare di andare in ordine sparso e destabilizzare così il mercato".