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La Pesca di Leonforte IGP

Si è articolato in due giorni un "press tour" organizzato dal Consorzio di Tutela della Pesca di Leonforte IGP (cioè a marchio Indicazione Geografica Protetta), che ha permesso di conoscere diverse aziende di produzione di questa ottima pesca. Pardon, percoca! Già, perché in realtà si tratta proprio di una percoca, ossia di una pesca dalla polpa più consistente e croccante.

Antonio di Leonforte, Petronilla Virzì e Rita Serafini

Ed è proprio questo uno dei punti di forza della Pesca di Leonforte IGP che, assieme al suo gusto aromatico, conquista il palato. Altro punto di forza è la sua elevata ecosostenibilità, derivante da una tecnica di produzione molto impegnativa, che prevede l'insacchettamento (vedi articolo correlato) di ogni singolo frutto, uno ad uno, affinché venga protetto dall'attacco di insetti e dalle intemperie climatiche durante la fase di accrescimento e maturazione.

Pesche insacchettate. (Clicca qui per vedere il fotoreportage)

Il risultato di questo procedimento porta all'ottenimento di un frutto esternamente pallido, perché i raggi solari vengono filtrati dal sacchetto di carta e la maturazione avviene dal nocciolo verso l'esterno e non viceversa. Ciò conferisce alla pesca proprietà organolettiche e sapore davvero unici, nonostante il pallore che è un elemento caratterizzante.

Ecotipo "Giallone di Leonforte"

Gli ecotipi sono strettamente locali e sono due: la giallona di Leonforte e la bianca di Leonforte i cui frutti, per disciplinare, non vengono raccolti a un grado Brix inferiore a 11. Di norma, il tenore zuccherino raggiunge i 14° Brix e oltre. A caratterizzare la percoca è la buccia spessa e vellutata che, in questo caso, risulta sempre edibile perché la gestione agronomica è a residuo zero. Al momento sono 17 le aziende associate, tra produttori e confezionatori.

Ecotipo "Bianca di Leonforte"

Il press tour ha visto una prima parte dedicata a una sessione di approfondimento incentrata sull'iter di approvazione del riconoscimento IGP, a cura di Rita Serafini, direttore del Consorzio, che ha messo in luce peculiarità e valore del frutto.

"La Indicazione Geografica Protetta è avvenuta nel 2010. Nel 2021, poi, c'è stata la costituzione del Consorzio che, nel 2022, ha avuto anche il riconoscimento di Consorzio di Tutela - ha detto Serafini - Ricadono nel territorio riconosciuto dalla Indicazione protetta i Comuni di Leonforte, Enna, Calascibetta, Assoro e Agira, tutti in provincia di Enna. Il Consorzio riunisce oltre l'89% della produzione totale di pesca di Leonforte, con circa 140 ettari e una produzione certificata di oltre 600 ton (dato 2020/21). La collaborazione con le Istituzioni locali è di fondamentale importanza per l'agricoltura e il suo sviluppo, che necessita di un forte impulso in termini di promozione territoriale ed extra territoriale, ma anche di opere infrastrutturali senza le quali è impossibile progredire".

Precedentemente era stata Alessia Gervasi a relazionare sulla "storicità del prodotto e della sua identificazione con il territorio al quale il frutto è indissolubilmente legato fin dagli anni '60. La produzione si è poi strutturata significativamente a fine dello stesso decennio, per incrementare di anno in anno fino a divenire un prodotto a marchio".

A seguire, l'intervento di Antonio Di Leonforte, giovane imprenditore agricolo, il quale ha raccontato la sua esperienza di peschicoltore. Presente anche Petronilla Virzi, vicepresidente del Consorzio.

Infine, la relazione del presidente del Consorzio, Domenico Di Stefano, il quale ha parlato di "una sfida vinta in un territorio che è ubicato nel più remoto entroterra siciliano dove, nonostante l'assenza di strutture, è possibile fare impresa".

Domenico Di Stefano, Presidente del Consorzio di Tutela della Pesca di Leonforte IGP

"Siamo riusciti a emergere nel mare magnum dell'offerta di frutta sui mercati - ha detto Di Stefano - grazie all'ecosostenibilità e salubrità di un prodotto che ci arriva così com'è fin da sempre. Dunque non per moda o trend consumistico, ma per l'essenzialità dei procedimenti produttivi che, nella loro estrema laboriosità, ci danno una pesca particolarmente sana e buona. Basti pensare che sulla frutta non è possibile trovare principi attivi. Nel nostro caso, infatti, non esistono perché siamo a residuo zero, proprio grazie alla tecnica dell'insacchettamento. Negli ultimi 10 anni c'è stata un'accelerazione della produzione che, da 30, è passata a 140 ettari perché i mercati hanno compreso l'enorme valore aggiunto di un prodotto che possiamo definire davvero unico".