Il Piano Nazionale del settore castanicolo è stato elaborato in un contesto di grande cambiamento della politica europea per il cibo, che ha messo al centro la sostenibilità dei sistemi alimentari. Le novità rispetto al precedente piano: più spazio al settore forestale; un capitolo dedicato ai suoli e alle tecniche di raccolta per le biomasse a uso energetico; un ampliamento della parte dedicata al vivaismo e di quella dedicata alla caratterizzazione del patrimonio vegetale .
Foto di gruppo degli organizzatori del convegno della SOI. Al centro il prof Luca Dondini dell'Università di Bologna, alla sua sinistra il prof Claudio Di Vaio del dipartimento di Agraria dell'Università di Napoli Federico II, alla destra di Dondini, la prof.ssa Chiara Cirillo del dipartimento di Agraria dell'Università di Napoli Federico II
L'obiettivo generale del Piano è favorire lo sviluppo competitivo, sostenibile, integrato e multifunzionale del settore italiano delle castagne, attraverso la valorizzazione dei prodotti castanicoli, in coerenza con le politiche europee e nazionali in materia agroalimentare e dello sviluppo rurale, forestale, ambientale, energetico e del turismo, in ragione dell'importante contributo del settore al raggiungimento degli obiettivi di queste politiche.
"La costituzione di uno specifico Tavolo di filiera per la frutta in guscio è nata dall'esigenza di affrontare e risolvere i problemi del settore castanicolo italiano partendo, prima di tutto, dalle emergenze fitosanitarie, quali il cinipide galligeno, che ha impegnato severamente le Istituzioni e le Associazioni castanicole in questi anni, e poi dal condividere e fornire agli operatori della filiera nazionale strumenti tecnici aggiornati e utili, al fine di riuscire ad essere competitivi sui mercati esteri rispetto ai Paesi terzi emergenti". E' quanto dichiara Alberto Manzo del Mipaaf.
"L'importanza del Tavolo tecnico è fondamentale, ai fini del presente documento che rivede il Piano di settore castanicolo, ormai scaduto a dicembre 2013, nell'ottica di verificare gli aspetti ritenuti all'epoca più rilevanti, aggiornare lo stato dell'arte, riconsiderare la validità delle azioni proposte, molte delle quali, e di questo vi è piena consapevolezza, scarsamente applicate sul territorio nazionale, eccezion fatta per la lotta al cinipide galligeno nei castagneti da frutto. E' stato costituito un Gruppo ristretto di esperti, con la funzione di aggiornare il precedente Piano di settore e collazionare i contributi degli esperti del Tavolo sulle tematiche che riguardano sia il castagno da frutto che da legno. Il gruppo di esperti è formato da rappresenti del mondo dell'università e della ricerca, delle associazioni del mondo castanicolo, delle amministrazioni regionali". A sostenerlo è Tatiana Castellotti del CREA – PB.
Tanti gli obiettivi strategici e le azioni a sostegno del settore previste dal Piano, e molte le risorse finanziarie messe a disposizione.
La comparsa sui mercati di castagne di ibridi eurogiapponesi o di C. mollissima importate da Paesi terzi richiede una politica che tuteli il consumatore e il produttore attraverso norme chiare e misure tecniche adeguate. In questo contesto, la tracciabilità e la rintracciabilità delle produzioni nazionali sono aspetti fondamentali per garantire il legame con il territorio e l'identità della castagna italiana.
A questo scopo, Daniela Torello Marinoni, Vera Pavese, Paola Ruffa, Alberto Acquadro, Lorenzo Barchi, Lorenzo Antonio Marino, Nadia Valentini, Roberto Botta dell'Università di Torino hanno condotto uno studio sull'ottimizzazione di un protocollo di tracciabilità genetica per la salvaguardia delle produzioni di castagne. L'individuazione di marcatori molecolari da utilizzare per la caratterizzazione varietale e l'identificazione delle specie potrebbe rappresentare una garanzia per i controlli a livello vivaistico e sui mercati, rendendo possibile la tracciabilità di filiera. L'obiettivo di questo lavoro ha riguardato la messa a punto di un metodo di tracciabilità basato sull'analisi del DNA, al fine di consentire l'identificazione delle specie e delle cultivar tipiche, dal castagneto fino al prodotto confezionato, con particolare riferimento a varietà del Sud Italia.
Foto di gruppo dei partecipanti all'Ottavo Convegno Nazionale del Castagno
Da uno studio sul consumatore condotto da: Teresa Del Giudice, Giuseppina Olivieri, Liam Pippinato, Rachele De Cianni, Teresina Mancuso si è evinto il consumatore di castagne ha apprezzato la presenza di etichette innovative ed è disposto a pagare un premio di prezzo per la loro presenza sul packaging. L'indagine in Campania ha evidenziato un forte interesse per la presenza di informazioni aggiuntive legate al processo produttivo, all'origine e al territorio Etichette parlanti dunque come strumento di promozione della qualità del prodotto e del territorio ad esso legato.
"Le direttrici su cui occorre muoversi - dice Italo Santangelo, esperto del settore - sono: la costituzione e il riconoscimento dei Consorzi di tutela e l'aumento delle adesioni ai sistemi di certificazione delle igp da parte delle imprese. Solo facendo massa critica e consolidando le filiere si potrà affrontare la sfida sui mercati per affermare le nostre produzioni di pregio".
Secondo quanto stabilito dal gruppo di coordinamento della SOI, il prossimo Convegno nazionale del castagno si terrà a Bologna nel 2025.