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Prodotti che rischiano di far allontanare il consumatore

Uno snack vegetale da 32 euro al kg

Quando i supermercati propongono snack vegetali, c'è sempre da sperare in un buon prodotto. In questo caso, invece, quanto offerto in vendita non è stato all'altezza delle aspettative. Un lettore ci segnala di aver acquistato una confezione di "Chips di Verdure" in un punto vendita nel Centro-Nord Italia di una grande catena della GDO.

Si tratta di un mix di verdure: patata dolce 36%, zucche 22%, tuberi di colocasia (taro) 13%, carota 13%, fagiolini 8%, olio di palma, destrina e sale. La prima cosa che salta all'occhio è il prezzo: 32,90 euro/kg, quindi il sacchetto in questione da 130 grammi è costato 4,28 euro.

"Se fosse stato buono da mangiare - afferma il consumatore - non avrei avuto nulla da ridire. Il fatto è che al gusto mi ha lasciato alquanto perplesso. Ho comprato lo snack il 28 settembre e la confezione riportava che era stato confezionato il 20 settembre (scadenza 9/2022). In vendita, vi erano sacchetti con data di confezionamento o 20, o 15 settembre, anche quest'ultimo con scadenza 9/2022".

Circa la data di scadenza, attualmente la disciplina fa capo principalmente dal Regolamento UE 1169/2011 e dal punto di vista sanzionatorio dal D.Lgs. 231/2017.

Dal punto di vista delle caratteristiche alimentari del prodotto, abbiamo interpellato Pietro Rocculi, professore di Tecnologie alimentari. "Non avendo provato di persona il prodotto, posso solo avanzare alcune ipotesi, e comunque sottolineare che il gradimento complessivo dipende fortemente dal gusto personale. Prima di tutto, la cosa che salta all'occhio è che la data di confezionamento riportata è il 20/09/2022, mentre quella di scadenza è genericamente 09/2022. Da un punto di vista legislativo, per quanto riguarda i prodotti non altamente deperibili come uno snack vegetale di questo tipo, confezionati nel punto vendita, riportare la data di scadenza non è comunque strettamente necessario, e comunque farlo indicando il giorno di confezionamento e il solo mese di scadenza è decisamente poco utile e poco informativo".

"Personalmente, penso anche che il film di confezionamento utilizzato non sia tra i più indicati per una conservazione su più giorni, in quanto per un alimento così 'igroscopico' (molto predisposto all'assorbimento dell'umidità ambientale) è importante utilizzare un imballaggio ad alta barriera, molto poco permeabile ai gas e in particolare al vapore acqueo, che lo protegga quindi da rammollimento ed eventuale ossidazione, fenomeni degradativi che non ne precludono la sicurezza, ma sicuramente la qualità sensoriale".

E sul gusto, che ha deluso il consumatore, precisa: "Non ho assaggiato il prodotto e quindi non posso esprimere alcun giudizio, fermo restando che si tratta di opinioni personali. Dalla lista degli ingredienti, non conoscendo esattamente il processo produttivo, posso solo supporre che gli stick/fette di vegetali siano state fritte/cotte in forno con olio di palma che, essendo abbastanza saturo, ben si presta ai trattamenti termici, come quelli ai quali sono sottoposti i prodotti da forno. Sul risultato sensoriale, ribadisco la soggettività della cosa".

Aggiunge il professore: "Sottolineo solo che in termini di sostenibilità ambientale, l'utilizzo di materie prime del territorio e/o nazionali, soprattutto in questo periodo di alti costi energetici, dovrebbe dal mio punto di vista essere favorito, rispetto ad ingredienti 'esotici' spesso scarsamente apprezzati in termini sensoriali dal consumatore medio. Voglio concludere sottolineando che, anche nella realtà delle GDO, dove spesso avvengono processi di rinvenimento/preparazione di alimenti, come lo snack vegetale oggetto della nostra discussione, troppo spesso manca personale competente, che sia in possesso delle conoscenze alla base dei processi di trasformazione e conservazione degli alimenti".

"A tal proposito, mi preme ricordare che esistono corsi di laurea in queste materie; in particolare, oltre ai corsi di Tecnologie Alimentari già esistenti da molti anni, a Cesena, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell'Università di Bologna, ha aperto già da due anni il corso di Laurea Triennale di Scienze e Cultura della Gastronomia", conclude Rocculi.