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Replica di Stefano Maini dell'Università di Bologna

Ricerca e Università: impegno e risultati ci sono, ma mancano i finanziamenti

Riportiamo qui di seguito la lettera aperta del ricercatore UniBo Stefano Maini:

"Gentili di FreshPlaza, leggo sulla vostra rivista online del 22 settembre un articolo a firma di Cristiano Riciputi (cfr. qui il testo) che riprende le affermazioni gratuite ovvero non richieste e fortemente dispregiative della ricerca in agricoltura che svolgerebbe l'Università.
Leggo: "Troppo spesso vedo delle Università che fanno ricerche fine a se stesse, tanto per pubblicare: tanta carta, ma pochi riscontri pratici. Tanta teoria, ma poco confronto con le imprese: credo che questo debba cambiare drasticamente". 

Non è chiaro quali Università siano accusate. Poiché siamo in Emilia -Romagna sono forse le 'nostre'? L'evento era entomologico. Ha voluto far intendere le sedi universitarie di entomologia agraria?

Non ho nessuna coda di paglia, ma sinceramente queste affermazioni generiche mi hanno profondamente colpito! Perché da sempre io sono stato, e anche molti colleghi entomologi, un ricercatore partito dal basso! I docenti dell'entomologia agraria di UniBo, fin dagli anni '70 del secolo scorso ad oggi, hanno sempre lavorato a fianco e in stretta collaborazione coi tecnici delle cooperative e degli enti della Regione. Credo che, senza l'apporto degli studi su lotta integrata ai fitofagi, gli studi e prime prove in Italia con feromoni e loro impiego, quindi con lanci di insetti utili in serra, in pieno campo e le applicazioni di agroecologia, non si sarebbero raggiunti tanti traguardi positivi per gli agricoltori. Esempi son sotto gli occhi di tutti e nella cosiddetta 'carta' pubblicata! Si è sempre fatta tanta divulgazione! Ricordo le prime indagini nel campo dell'ambiente e della salvaguardia delle api e impollinatori, i lavori scientifici non son serviti a pubblicare articoli solo per pochi eletti o per far carriera.

Se si deve 'cambiare registro' sarà bene vedere la destinazione dei fondi pubblici per la ricerca! Forse, Vernocchi non sa bene ciò che dice! Magari i finanziamenti della ricerca, in tempi di vacche magre, dovrebbero essere maggiormente dedicati per lo svolgimento - come stabilito per legge - da Università, CNR, ENEA e altri enti a finanziamento pubblico – non dispersi in mille rivoli.

La Regione E-R, assessorato Agricoltura e altri enti territoriali se limitassero i finanziamenti all'Università e se si desse solo supporto alle aziende, è chiaro che i ricercatori universitari si dedicheranno a trovare altri fondi, come quelli erogati della comunità europea. In genere, a seguito di bandi internazionali molto competitivi preferiti anche perché consentono poi dei supporti pluriennali. Questa è dove si indirizza la ricerca universitaria. Tuttavia penso che le ricerche più 'territoriali' e nazionali non siano mai state scartate dagli 'universitari'.

Sarebbe peggio se venissero erogati dei contributi esclusivamente da privati o dalle multinazionali. Magari solo per convalidare i loro dati, già conseguiti in laboratorio o altri ambienti. Si 'regalano' solo dei principi attivi (es. nuovi insetticidi) per sperimentazioni nei nostri campi e per verificare così l'efficacia nelle nostre condizioni ambientali.

Leggo infine che "A conclusione della serata Davide Vernocchi, sostiene che a 4 anni in Emilia Romagna abbiamo perso il 20% della superficie di peri. E ora l'unione europea vorrebbe pure diminuire del 63% l'uso delle molecole: è una cosa ridicola. Lotteremo in tutte le sedi e in tutti i modi per non fare passare questa proposta, senza alcuna alternativa, che vuole azzerare la nostra agricoltura".

Il relatore non sa che se si fosse iniziato da subito a ricercare mezzi alternativi ai vecchi pesticidi 'forse' non si sarebbe verificato il classico 'pesticide tread mill' o più semplicemente il "più si tratta più l'agricoltore è costretto a trattare"!

Insetti resistenti agli insetticidi quali la psilla del pero hanno avuto una insorgenza a causa della eliminazione del suo principale nemico naturale. Gli interventi insetticidi impiegati con principi attivi di poco prezzo e in deroga, mi pare non abbiano avuto grande successo sulla cimice! Quindi? Chiaramente sono d'accordo che sia un vero peccato perdere tanta superficie a pero. Spero, tuttavia, che i nostri frutticoltori trovino il modo di superare questo momento di difficoltà!

Dovremmo aspettarci, nel controllo delle cimici, degli effetti positivi a seguito delle introduzioni di insetti esotici e del parassitoide nativo, nonché continuare le esperienze con prodotti a minor impatto e non estremamente pericolosi per impollinatori e altri insetti utili. Se i frutteti subiranno meno interventi insetticidi potremmo anche vedere una diminuzione dei fitofagi nocivi che sono attualmente resistenti ai principi attivi.

La diminuzione degli insetticidi di sintesi - a volte impiegati solo perché alcuni credono ancora nel loro 'mito' - e utilizzati con spreco, preventivamente e senza alcun vantaggio produttivo, deve essere accettata positivamente. Esempio eclatante è stato il divieto della semina di mais con imidacloprid e fipronil.

Secondo alcuni giornalisti di riviste di agricoltura si sarebbe verificato, in loro assenza, il crollo drammatico nella produzione di mais. Per fortuna erano allarmi infondati! Le produzioni si sono mantenute in media e solo influenzate dall'andamento climatico. Chiaramente si è invece ottenuta una significativa riduzione della mortalità delle api e probabilmente della entomofauna utile. L'ambiente ringrazia, così come i maiscoltori, apicoltori e consumatori!

La ricerca quindi deve orientarsi verso studi per l'alternativa all'impiego dei pesticidi. Ricorrere alla chimica di sintesi solo come estrema necessità e arrivare al loro drastico ridimensionamento d'impiego. Non vale la pena inculcare timori negli agricoltori ma incoraggiare l'applicazione per es. delle tecniche agroecologiche, procedere con un accurato monitoraggio e previsione degli attacchi di fitofagi e altre avversità con modelli e dati scientifici seri e non allarmistici".

Stefano Maini