Nonostante il gran caldo verificatosi per buona parte di questa anomala estate e il conseguente timore sulla riduzione delle rese, le coltivazioni di pomodoro da industria della Basilicata stanno regalando buoni risultati agli agricoltori, sia in termini quantitativi che qualitativi.
"Siamo nel clou della campagna 2022, con quasi il 50% del prodotto già raccolto - spiega l'agronomo Mario Cardone - Proprio in questi giorni, e fino alla prima decade di settembre, si raggiungerà il picco dei volumi. Le rese medie sinora raggiunte sono buone, superiori a quelle degli altri areali produttivi meridionali. Le bacche conferite alle industrie sono integre, prive di necrosi, di ottima pezzatura e colorazione. Ne avremo ancora fino a fine settembre. Le quotazioni sono leggermente più alte rispetto a quanto concordato a luglio. Le motivazioni sono la riduzione sia delle superfici coltivate che delle rese, a causa principalmente delle prolungate ondate di calore".
In Basilicata, la coltivazione del pomodoro da industria interessa oltre 2000 ettari. Un business agricolo concentrato nel nord della regione, principalmente nei comuni di Lavello, Palazzo San Gervasio, Montemilone, Melfi e Genzano di Lucania, ma ultimamente anche nel Metapontino. "C'è una lieve flessione delle superfici coltivate a pomodoro da industria rispetto alla precedente annata, dovuta probabilmente ai rincari che hanno spaventato non poco gli imprenditori agricoltori", continua Cardone.
"Al momento, dal punto di visto fitosanitario non si registrano particolari problematiche, se non sporadici attacchi di ragnetto rosso ed eriofide rugginoso che, se controllati con un'attenta strategia e un buon monitoraggio si riescono a contenere abbastanza bene. Le frequenti precipitazioni degli ultimi giorni e l'umidità persistente stanno però facendo aumentare i casi di malattie crittogame, oltre che rallentare le operazioni di raccolta".
"Da quest'anno, per una migliore gestione della tecnica di coltivazione si sono adottatati strumenti di supporto decisionale sia per le irrigazioni sia per il monitoraggio dell'insorgenza di alcune patologie, tramite apposite stazioni meteo con i relativi sensori per i dati ipogei (quantità di irrigazione e conducibilità elettrica) e quelli epigei (temperatura, umidità e bagnatura fogliare). Inoltre, per il controllo delle nottue e tignole è stato eseguito un monitoraggio con dispositivi di cattura autonomi (foto-trappole nell'immagine in alto). Infine, stiamo anche testando, sulle macchine di raccolta, delle fotocellule che consentono una migliore selezione in campo e che, eliminando maggiormente i corpi estranei in fase di raccolta, riducono gli scarti all'industria di trasformazione".