A luglio, mese di picco per il commercio di aglio, la Cina ha esportato per la prima volta oltre 200mila tonnellate di prodotto. L'enorme aumento del volume delle esportazioni ha dimostrato la forte domanda di aglio cinese sul mercato internazionale (vedi articolo correlato).
"Certo, sono numeri molto alti che, riferiti all'aglio, quasi spaventano. Ma non è così. La Cina è il primo produttore al mondo e anche il primo esportatore. I cambiamenti dell'ultimo triennio hanno causato il notevole aumento dell'export - commenta Antonio Tuccillo, amministratore della Agrimpex Farming - Inoltre, bisogna tener presente che, a livello di produzione, quest'annata è simile alla precedente e, all'inizio della nuova stagione produttiva, il prodotto era ancora invenduto. Infatti, grandi quantitativi dello scorso anno erano disponibili in frigoconservazione".
"I Paesi verso cui la Cina ha esportato sono tutte nazioni asiatiche e non interessano i mercati occidentali - continua Tuccillo - Direi che anzi i numeri dell'export hanno dato respiro al mercato, evitando di appesantirlo ulteriormente, date le produzioni in eccesso rilevabili in tutti i Paesi produttori".
(Immagine di repertorio, fornita da Agrimpex Farming)
La situazione generale, infatti, è di stallo e di confusione, secondo Tuccillo. "Da un lato le produzioni sono incrementate, e quindi i prezzi di scambio sono relativamente bassi; dall’altro è un coro di lamentele comune per i costi di conservazione, come elettricità e gas, aumentati a dismisura. Oggigiorno, la frigoconservazione è necessaria per un anno intero, ma 12 mesi di costo dell'elettricità sono realmente insostenibili! Hanno portato infatti a calcolare in circa 0,30-0,40 euro/kg l'incremento di spesa sulla conservazione e sul trasporto".
Costi cui il mercato non bada, in un periodo di domanda quasi inesistente e di offerta notevole, come sottolinea l'amministratore aziendale. "Siamo in attesa di vedere come evolverà il mercato da settembre a dicembre, per fare una valutazione più accurata, anche in concomitanza con le nuove produzioni dell'altro emisfero. Intanto posso senz'altro confermare che i costi di importazione dell'aglio cinese sono concorrenziali con quelli europei, per cui in Europa il prodotto di tale provenienza disturba sempre significativamente le produzioni di tutto il continente", conclude Tuccillo.