Il progetto GeCO2 ha terminato la sua prima fase di sperimentazione, dimostrando che il mondo agricolo può "creare" e vendere crediti di carbonio. Ora sta alla politica decidere di portarlo avanti e inserirlo, ad esempio, nella prossima PAC.
"Fra poche settimane effettueremo la rendicontazione - spiega il project manager di GECO2, Antonio Cinti - ma abbiamo già dei risultati chiari. Premessa: abbiamo coinvolto 160 aziende agricole che hanno condotto i propri frutteti e vigneti secondo protocolli prestabiliti. Nulla di eccezionale, ma pratiche agronomiche che portano a sequestrare anidride carbonica, dando così un bilancio positivo fra emissione e assorbimento, a favore dell'assorbimento. In media, le imprese hanno sequestrato oltre 2,5 tonnellate di CO2 a ettaro, con punte di 7. Un credito di CO2 è pari a 1 tonnellata di CO2 equivalente".
Il progetto ha quindi dimostrato che il mondo agricolo può contribuire a migliorare il clima del pianeta, assorbendo più CO2 di quella che emette. "E nel bilancio abbiamo inserito anche tutte le emissioni a monte, nel caso si usassero concimi di sintesi e antiparassitari, ad esempio".
Le 160 imprese che hanno aderito, scelte fra oltre 300 contattate, sono dislocate in 7 regioni: Emilia Romagna, Marche, Molise, Puglia e in Croazia. GECO2 ha costruito da zero un mercato volontario di crediti di carbonio funzionante, creando gli strumenti informatici di calcolo e la piattaforma online di incrocio tra domanda e offerta.
Ha inoltre definito un protocollo di coltivazione ad hoc, individuando e promuovendo tra gli agricoltori partecipanti 10 pratiche agricole che favoriscono lo stoccaggio del carbonio nei suoli e nelle biomasse: si va dalla gestione biologica alla lavorazione conservativa del suolo, dall'uso di colture di copertura all’integrazione di siepi, filari e macchie forestali nei campi, fino al riutilizzo dei residui legnosi e dei residui verdi come fonte di materia organica nel suolo.
Completano il decalogo l’utilizzo di ammendanti organici, il mancato ricorso ai fertilizzanti sintetici, la riduzione dell'uso di pesticidi e il riciclo ottimale della materia organica, grazie alla biomassa prodotta all’interno dei campi sperimentali. Molto intensa anche la fase formativa, con 42 seminari (18 nella fase preliminare e 24 nella fase pilota) rivolti ad agricoltori, imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini. Completa il quadro il marchio “CO2 free” pensato per supportare la comunicazione del progetto.
GECO2, finanziato dal programma Interreg dell’Unione Europea, è partito nel 2019 e ha fatto collaborare otto partner delle regioni adriatiche di Italia e Croazia: Arpae Emilia-Romagna, Legacoop Romagna, le Regioni Marche e Molise, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, Rera sd per il coordinamento e lo sviluppo della Provincia di Spalato Dalmazia, Agrra-Zara e la Regione di Dubrovnik Neretva.
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Progetto GECO2
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