In Campania, e nello specifico in provincia di Caserta, è in corso la raccolta delle pere Coscia, Carmen e Turandot, mentre per le Abate bisognerà attendere il mese di agosto.
"Quella 2022 è un'annata normale, caratterizzata da rese medio-alte e frutti con una buona pezzatura, nonostante l'abbondanza di produzione. Anche la qualità è ottima, infatti la Psilla è stata controllata bene con i pochi trattamenti effettuati, non si è registrata la presenza di cimice asiatica, e c'è stata solo una lieve comparsa di ticchiolatura, in seguito alle piogge. Quindi, tutto sommato, il giudizio è positivo". E' quanto afferma Giuseppe Ceparano, agronomo nonché pericoltore della provincia di Caserta.
Anche sotto il profilo commerciale si può dire che questa è un'annata promettente, e Antonio Ferrara, un commerciante di pere di Palma Campania, in provincia di Napoli, dice: "Su scala regionale, in Campania, l'annata si presenta di carica produttiva, ma con calibro medio dei frutti ridotto. Buona la richiesta del prodotto italiano, poiché la produzione spagnola è stata interessata per il 50% da episodi di grandine e il prodotto iberico presente sul mercato ha perlopiù calibri piccoli. Il prodotto italiano, invece, ha una qualità superiore rispetto a quello spagnolo, e si presenta senza difetti estetici .Allo stato attuale, i prezzi di mercato per le pere Coscia si attestano a 1,70/1,80 euro al chilo per i calibri grandi, mentre per quelli più piccoli siamo intorno a l'euro al chilo".
Ceparano riprende le proprie considerazioni dicendo: "Le quotazioni di mercato sono buone, e chi ha la possibilità di stoccare il prodotto nelle celle frigorifere riesce a vendere anche a 1,40 euro al chilo; ma purtroppo non tutti gli agricoltori hanno questa possibilità. La richiesta è interessante, anche perché quest'anno la produzione spagnola di pere estive è minore rispetto agli anni scorsi, a causa delle grandinate che si sono verificate in primavera".
"In Italia, le superfici produttive diminuiscono ogni anno, soprattutto in Emilia Romagna, dove è difficile controllare gli attacchi di alternaria e cimice asiatica, soprattutto sulla pera Abate, motivo per il quale ogni anno vengono espiantati svariati appezzamenti di pere. Questo però lascia sperare che le buone performance che la pericoltura ha in Campania possano portare a un incremento delle superfici produttive, assicurando così anche il futuro del settore - conclude Ceparano - Il vero problema è che al sud manca l'aggregazione e strutture adeguate che possano favorirla, quindi la maggior parte delle volte le remunerazioni al produttore non sono adeguate e sviliscono il prodotto. In generale, si respira un certo ottimismo per il futuro del settore, anche perché in provincia di Caserta ogni anno i produttori di pere incrementano anche se di poco le superfici destinate a questa coltivazione".