Il settore biologico, in Italia, prosegue la sua crescita in termini di superfici investite e numero di operatori coinvolti, ma mostra i primi segnali di cedimento dei consumi, di riflesso alla perdita di potere d'acquisto delle famiglie, aggravata dalla forte spinta inflazionistica degli ultimi mesi. Queste le premesse che hanno fatto da sfondo al convegno organizzato da Ismea lo scorso 6 luglio.
"Rileviamo quattro dati importanti - ha sottolineato Angelo Frascarelli (foto a lato), presidente di Ismea - Da una parte, continuano a crescere la superficie e gli operatori bio, con l'esplosione nel 2021 del settore vitivinicolo; dall'altra, l'incidenza sugli acquisti alimentari delle famiglie resta stabile al 3,9%. Lo sviluppo dell'agricoltura biologica è considerato tra i principali driver della transizione verde e la politica italiana ha deciso di aumentare il sostegno al bio, con un incremento di risorse di 720 milioni di euro nei prossimi 4 anni. In sintesi, crescono l'offerta e il ruolo politico-ambientale del biologico, ma non crescono il consumo e il valore del mercato. Molte luci e qualche ombra: è necessaria una valutazione del ruolo del biologico nella specificità italiana".
Superfici bio in aumento
Come è emerso dai dati Sinab presentati da Fabio Del Bravo di Ismea in apertura del convegno (i dati presentati nell'ambito del convegno costituiscono un'anticipazione del rapporto "Bio in cifre 2022", curato da Ismea e Ciheam Bari), la superficie biologica italiana è aumentata del 4,4%, arrivando a sfiorare i 2,2 milioni di ettari a fine 2021. Il mantenimento di questo ritmo di crescita anche nei prossimi anni permetterebbe di raggiungere i 2,7 milioni di ettari al 2027, ultimo anno della Pac 2023-2027, e toccare i 3 milioni al 2030, valore prossimo al target Farm to Fork del 25% di superficie bio, da raggiungere entro la fine del decennio.
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Il quadro nazionale non è tuttavia omogeneo tra le diverse regioni, con alcuni territori come, ad esempio, Campania (+55%), Toscana (+25%) e Friuli-Venezia Giulia (+23%) in cui le superfici biologiche crescono a ritmi mai visti finora e altri come la Sicilia che, pur mantenendo il suo primato, ha perso in un anno più superficie biologica di quanta ne conti l'Abruzzo. Alla base di queste dinamiche molto differenziate, ci sono le diverse scelte operate dalle Regioni relativamente agli impegni agroambientali dei PSR 2014-2020 e, in particolare, l'uscita di nuovi bandi della Misura 11.
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Tra le diverse coltivazioni bio, crescono soprattutto le colture permanenti (+3,5% nel complesso), con andamenti diversificati tra le diverse tipologie: si riducono gli agrumeti (arance -17,2% e limoni -0,8%) e rimangono sostanzialmente stabili i meleti bio (-0,4%) e gli oliveti (+0,5%), mentre aumentano i vigneti (+9,2%) e i noccioleti (+12,5%). Crescono anche le superfici investite a cereali (+2,8%), trainate soprattutto dai maggiori investimenti a grano duro e tenero, mentre risultano stabili le colture foraggere (-0,7%) e i prati e pascoli (-0,8%).
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Spesa alimentare bio
Sul fronte della spesa alimentare di prodotti biologici, nel 2021 si è registrata per la prima volta una riduzione degli acquisti di alimenti e bevande bio, e anche le prime indicazioni sull'anno in corso non lasciano ben sperare. Dopo l'ottima performance del 2020 (+9,5%), sostenuta da una maggiore propensione delle famiglie italiane all'acquisto di alimenti genuini e salutari e dal confinamento domiciliare indotto dal lockdown, lo scorso anno il valore della spesa si è infatti contratto del 4,6%, portandosi a 3,38 miliardi di euro, anche se è rimasta invariata l'incidenza del bio sul totale degli acquisti agroalimentari (3,9%).
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Le evidenze sui primi 5 mesi del 2022, limitate ai soli acquisti presso la Gdo, evidenziano un'ulteriore riduzione dell'1,9% su base annua, peraltro in un contesto di generalizzata crescita dei prezzi. A preoccupare, in questo caso, è soprattutto il confronto con l'agroalimentare convenzionale, che segna nello stesso periodo un incoraggiante +1,8%.
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Per maggiori informazioni: www.ismea.it