In Sicilia, i coltivatori sono attanagliati da due problematiche, e non di poco conto: la scarsità di risorse idriche e la mancanza di manodopera. In questo momento, la siccità sta mettendo davvero a dura prova le campagne di drupacee e uva da tavola. In futuro, però, il rischio è di vedere dimezzati gli areali destinati alle orticole in serra o che si abbandonino addirittura le coltivazioni.
Antonio Lo Giudice, dell'azienda agricola F.lli Lo Giudice e delegato della provincia di Agrigento dei Giovani di Coldiretti, dichiara a FreshPlaza: "Fino a qualche anno fa, riuscivamo ancora a gestire il problema della carenza idrica. Oggi è diventato molto più complicato. Non solo per i costi di produzione in aumento, ma anche per la mancata manutenzione reiterata da parte dei Consorzi di bonifica. E vale per la provincia di Agrigento, come per il resto della nostra Regione. A monte, la Sicilia ha un problema strutturale da generazioni e le dighe sono praticamente inagibili".
Uno degli invasi quasi a secco dell'azienda agricola F.lli Lo Giudice. In un punto, infatti, si comincia a vedere il fondo. (Foto fornita da Antonio Lo Giudice)
"Inoltre, gli agricoltori continuano a pagare i benefici irrigui senza usufruire del consumo dell'acqua. Pur costruendo laghetti non riusciamo a riempirli, perché le dighe sono piene di fango, vuote o mancano le necessarie tubature predisposte all'irrigazione. Vivo questa situazione in una duplice veste: da coltivatore e da delegato provinciale di Coldiretti. Per la mancanza di acqua non possiamo usufruire del nostro potenziale produttivo", continua Lo Giudice.
A rischio ci sono le campagne attuali di drupacee, meloni e uva da tavola, ma anche le future stagioni degli ortaggi sotto tunnel. "Senza acqua per poter irrigare, non si possono programmare le colture, acquistare le piantine o pensare di investire in coperture per le serre. Da agricoltore, sono il primo a pensare di ridurre le superfici di coltivazione".
Infine, Lo Giudice spiega: "Quasi ogni mese, come gruppo di agricoltori, ci rivolgiamo agli enti preposti, senza concludere alcunché. Le aziende sono allo stremo. E neanche le bombe d'acqua, come quella verificatesi il 18 giugno, riescono a migliorare la situazione. Per due motivi: i millimetri di pioggia non sono comunque sufficienti; le infrastrutture non sono in grado di immagazzinare adeguatamente le precipitazioni".