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A cura della Zanarini Agromarketing & Consulting

Patate, il punto della situazione e le prospettive in Italia

"Parlando della produzione, sembrerebbe che in Italia le superfici a patate comuni siano stabili, nel 2021, rispetto all'anno precedente, diversamente dalla produzione che annuncia rese tendenzialmente inferiori (-4%; fonte ISTAT 12/05/22)". Lo afferma Matteo Zanarini, della Zanarini Agromarketing & Consulting.

Matteo Zanarini

"E' una prospettiva non troppo incoraggiante - precisa - visto anche l'aumento deciso di competitività colturale con i cereali. Mi rifaccio anche a un recente comunicato dell'associazione dei produttori di patate dell'Europa nord-occidentale NEPG (21/03/2022), che allertava circa uno scenario di forte instabilità del mercato. A ciò aggiungiamo i noti argomenti caldi, come l'aumento dei costi di produzione, nonché dei costi per i servizi aggiunti al prodotto e necessari per la distribuzione, come pack e trasporti, oltre a quelli relativi alla conservazione".

Un prodotto ha anche valore in funzione della sua conservazione durante l'arco temporale della "stagione di consumo": perso questo controllo - o meglio uscito dalle possibilità economico-finanziarie di chi lo produce, lo distribuisce o lo consuma - possiamo tranquillamente dire di essere in balia di una "tempesta perfetta" che più propriamente porta a tragici naufragi, piuttosto che a profittevoli approdi.

"Recentemente - continua Zanarini - ho letto che, dopo un boom di incremento dei consumi del 13% durante il 2020, nei primi 9 mesi del 2021 la spesa per le patate fresche è calata drasticamente (-11%, ISMEA 17/05/22). I consumatori si ritrovano infatti di fronte a uno scenario a dir poco agghiacciante, stretti in una morsa apparentemente irreversibile di aumento di costi della "vita quotidiana" che non lascia sperare in un prossimo benefico rilascio; ogni cosa rincara, ogni bene ritarda, a fronte di una perdita di potere di acquisto notevole che invece anticipa il suo arrivo".

Gli economisti, qualche decennio fa, parlavano di "impoverimento reale", avendo a pieno titolo ragione. Probabilmente anche per questi motivi abbiamo recentemente letto dei "numeri da brivido" delle vendite della GDO.

"I rincari stanno influenzando inevitabilmente le scelte dei consumatori che sono costretti a ridurre il budget destinato agli acquisti alimentari.
Le abitudini del consumatore potrebbero traslocare verso prodotti a facile conservazione, forte potere nutrizionale e basso prezzo. Prodotti che grazie a potenti economie di scala, possono ancora promettere bassi tassi di incremento dei prezzi al consumo, contrariamente alla maggior parte delle orticole, patate incluse".

E prosegue: "In base a queste osservazioni, il problema economico pare avere carattere strutturale, talmente forte da sembrare al momento deciso a permanere con un prossimo inasprimento. A tal proposito, recentemente, qualcuno scriveva del prossimo "autunno caldo": caldo di problemi da risolvere, ovviamente. Stante la caratteristica macro-strutturale del problema, dovremmo invocare una soluzione altrettanto forte e sistemica, che sia sapiente e capace, oltreché possibilmente e definitivamente risolutiva: occorre aumentare il potere di acquisto dei consumatori".

Pensiamo che solamente così si possa rallentare e contrastare un impoverimento del mercato in acquisto che viceversa, in assenza di un correttivo "forte e strutturale", rischierebbe una compromissione pluriennale.

"Qualcuno cantò "che ne sai tu di un campo di grano…", tema quanto mai attuale. In ogni caso mi sento di rispondere che l'orticoltura, nello specifico del tema trattato, la "pataticoltura", ha più volte tolto le castagne dalla brace alla popolazione europea. E con questo messaggio, spero incoraggiante, mi auguro che la lunga tradizione del mestiere del pataticoltore, unitamente alla filiera nel frattempo creata così laboriosa e creativa, sussista e anzi accresca la sua presenza nell'orizzonte del consumatore" conclude l'esperto. 

Per maggior informazioni
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