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A colloquio con il direttore Walter Pardatscher

Da consorzio a impresa unitaria: la sfida di VOG

Una carriera scandita in decenni: 10 anni di studio, 10 anni di libera professione, 10 anni presso il CdA dell'Autostrada del Brennero. Ma anche forti radici nell'agricoltura, che il tempo non ha mai reciso e che oggi si rafforzano in un ruolo di spicco nel settore melicolo.

Questo, in estrema sintesi, il percorso personale e di carriera di Walter Pardatscher (in foto), attuale direttore del Consorzio di cooperative altoatesine VOG. Intervistato durante Macfrut 2022, ci ha raccontato la sua storia: "Dopo la scuola di Agraria, ho deciso di intraprendere gli studi universitari in Ingegneria Civile, indirizzo strutture, presso l'Università degli Studi di Trento, lavorando poi come libero professionista per 10 anni. Nel decennio successivo sono stato manager di Autostrada del Brennero. Oggi il mio percorso è tornato verso l'agricoltura, settore a cui sono legato sin da giovane, essendo la mia famiglia proprietaria di un'azienda agricola operante nel settore mele e uva, al confine tra Trentino e Alto Adige".

In passato, Pardatscher è stato anche presidente di una delle cooperative aderenti al Consorzio VOG. Quando per il precedente direttore del consorzio ha cominciato a profilarsi il momento di andare in pensione, tre anni e mezzo fa si è aperto un bando per trovare il suo successore. Per partecipare alla selezione, Walter, oltre a spedire il proprio CV, scrisse una lettera personale di accompagnamento alla sua candidatura: "E' stata la prima volta, nella mia vita, che ho utilizzato questo mezzo. Ancora oggi, a distanza di tempo, non cambierei quella mia lettera. Il progetto che mi stimolava allora, infatti, mi stimola ancora oggi. La sfida che abbiamo di fronte è quella di rispondere alle trasformazioni che provengono dal contesto esterno. In primo luogo, c'è quella di trasformare il Consorzio da una compagine di 12 Cooperative a un'impresa unitaria, con un'immagine diversa, mediante la costruzione di un brand che sia riconoscibile dai nostri interlocutori commerciali".

Cosa è cambiato dall'essere presidente di una cooperativa aderente al Consorzio al diventarne il direttore? Pardatscher risponde così: "La mia visione generale non è mutata, da quando sono entrato all'interno del Consorzio. Quello che si è modificato, in questa mia nuova veste, è semmai la prospettiva, l'angolatura dalla quale guardo la nostra compagine. Oggi, dall'interno, do un peso diverso alle stesse cose che vedevo prima, dall'esterno".

Una cosa, però, rimane quale perno fondamentale e punto focale nella strategia di VOG: la centralità della figura del contadino, in quanto socio proprietario del Consorzio stesso. Walter ricorda infatti che sono ben 4.600 i soci produttori, comproprietari della compagine. Durante la pandemia da Covid-19, il rapporto con questa vasta platea non si è mai interrotto.

"Nonostante la perdita del contatto e del confronto individuale - spiega il manager - grazie alle moderne tecnologie di meeting a distanza si sono potuti effettuare incontri perfino con maggiore frequenza rispetto a quelli svolti in precedenza di persona. Ciò ha supplito in parte alla mancanza di incontri fisici. A prescindere dai mezzi di comunicazione, in ogni caso, l'attenzione e la cura verso il contadino-socio rimangono di capitale importanza, per lo stile aziendale di VOG. Il nostro cliente interno e altrettanto importante - sottolinea Walter Pardatscher - di quello esterno".

Ecco perché le attenzioni del Consorzio non possono prescindere da quelle che sono le preoccupazioni e i dubbi dei melicoltori: "Sotto questo profilo, uno dei crucci principali dei contadini produttori di mele fino a qualche anno fa era legato al problema del rinnovo delle piante e quindi al dubbio su quali nuove varietà impiantare per rinnovare i frutteti".

Walter qui ricorda con orgoglio come il Consorzio abbia saputo muoversi adeguatamente rispetto a questa esigenza, mettendo in campo la sperimentazione di ogni possibile innovazione nel campo della melicoltura e per proporre ai propri soci un vasto assortimento varietale tra cui scegliere, con la certezza di essere in linea con gli sviluppi futuri del mercato e quindi di non trovarsi spiazzati dalle nuove tendenze commerciali. Le preoccupazioni dei produttori agricoli di qualche anno fa hanno così trovato un'efficace risposta: i contadini si fidano di quelle che sono state le scelte, le proposte e le indicazioni del Consorzio sul fronte del rinnovamento varietale, perché vedono il ritorno economico che questa innovazione ha portato nelle loro imprese familiari.

C'è però, secondo il direttore, una considerazione da fare, in base agli ultimi sviluppi determinati dalla crisi geopolitica in atto: "Le potenzialità di una cultivar andrebbero misurate anche sulla base del criterio delle pezzature prevalenti. Non tutte le dimensioni delle mele infatti funzionano su tutti i mercati. Vediamo il caso del mercato egiziano, oggi praticamente chiuso alle esportazioni di mele (cfr. precedente articolo): su alcuni calibri sarebbe stato molto importante come sbocco commerciale, per noi. Pertanto, gli effetti della sua mancanza si vedranno non solo in futuro, ma si stanno ripercuotendo già sulla campagna in corso".

Per fortuna, la lungimiranza dei costitutori del Consorzio, che in tempi passati hanno segmentato gli usi delle mele, creando tutta una serie di prodotti trasformati (grazie alla divisione VOG Products), consente al Consorzio di non gettare via niente, neppure gli scarti fibrosi delle lavorazioni, che vengono destinati alla creazione di un materiale cartaceo denominato Cartamela, già oggi impiegato per tutti i materiali della comunicazione istituzionale di VOG.

Walter Pardatscher conclude: "Oggi i motivi di preoccupazione sono ben diversi da quelli del rinnovo del parco varietale e derivano dal contesto geopolitico, che sta portando a un rincaro dei costi mai sperimentato in precedenza. Oggi, lo ammetto, anche la mia preoccupazione è più rivolta a questo aspetto, e cioè alla concreta possibilità di sopravvivenza di imprese che non sempre sono in grado di reggere sulle loro spalle aggravi di costi in misura esponenziale, come sta avvenendo adesso, oltre che una complicazione nella burocrazia. Certamente, stante anche il ricambio generazionale e le dimensioni medio-piccole delle singole imprese familiari, la tendenza che intravedo sarà quella di una diminuzione del numero di imprese, ma con un aumento delle superfici (per fenomeni di affitto o vendita di frutteti già esistenti). Pensare a un incremento delle superfici coltivate non è però realistico. A parte il fatto che l'offerta si trova in surplus strutturale rispetto alla domanda e che l'apertura di nuovi mercati esteri è resa difficoltosa dai problemi logistici, ogni fazzoletto di terra, nel nostro territorio, che potevamo destinare alla coltivazione delle mele, è già stato sfruttato".