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Filiera della fragola lucana: è forse il momento di pensare all'aggregazione?

La fragolicoltura della regione Basilicata, in Italia meridionale, sebbene negli ultimi due anni registri una crescita significativa delle superfici e dell'andamento commerciale, oltre che un miglioramento e fermento in termini varietali, è ancora un comparto limitato, che necessita di essere tutelato e monitorato, prima che sia troppo tardi.

È quanto emerso nel convegno di mercoledì 12 aprile "Trend & Marketing: mercati, consumi e il futuro dei berries", con l'intervento di Donato Fanelli, socio fondatore della Commissione Italiana Uva da Tavola nonché tra i promotori del Distretto produttivo di qualità dell'uva, quest'ultimo recentemente riconosciuto dalla Regione Puglia.

"Le coltivazioni di uva e fragola - spiega l'imprenditore - sono accomunate da due criticità: vengono erroneamente percepite dai consumatori come due tra le produzioni ortofrutticole più "contaminate" da residui chimici e che utilizzano troppo materiale plastico (pacciamatura e film termoplastico). Tuttavia, sono anche quelle produzioni che contribuiscono in maniera rilevante a far girare l'economia locale, come nel caso dell'uva pugliese o delle fragole lucane".

"Negli ultimi anni, la mancanza di dialogo, cooperazione e aggregazione ha generato degli effetti collaterali per l'intera filiera dell'uva da tavola, con assenza di programmazione e scarsa valorizzazione del prodotto. Seppure con molto ritardo, abbiamo reagito a una crisi costituendo dapprima la Cut e ora il Distretto, perché convinti che la sinergia tra tutti gli attori sia l'unica arma capace di strutturare in modo solido un comparto".

"E' opportuno e auspicabile che anche gli amici e colleghi della Basilicata prendano spunto da questa nostra esperienza, ma che lo facciano per tempo, evitando competizioni interne. Nascono nuovi marchi, si brevettano varietà e si studiano imballaggi sostenibili, si sente parlare di fragola IGP: sono tutti segnali che le potenzialità esistono e che bisogna agire senza attendere ancora. Qualsiasi filiera, seppur piccola, deve essere messa nelle condizioni di poter crescere, altrimenti rischia con il tempo di sgretolarsi. Bisogna continuare a lavorare sui 4 pilastri: logistica, innovazione, formazione del capitale umano e tanta ma tanta promozione. La creazione di un Distretto potrebbe essere una delle soluzioni da adottare".