Per la fragola della Basilicata, coltivata principalmente lungo la fascia ionica del Metapontino, si sta pensando di avviare l'iter di riconoscimento della denominazione IGP (Indicazione Geografica Protetta). Ne abbiamo parlato con Salvatore Pecchia (nella foto in basso), responsabile dell'ufficio progettazione e sviluppo dell'AOP Arcadia, di rientro dalla Fruit Logistica di Berlino.
"Il percorso per il raggiungimento e l'ottenimento di tale riconoscimento è molto lungo, ma non impossibile, dato che comunque stiamo parlando di una coltivazione che vanta alti livelli di specializzazione sia tecnico-agronomica sia commerciale-distributiva e che rappresenta il 22% del Pil agricolo regionale, con 1.160 ettari messi a dimora per la campagna 2022. Il cammino richiede però una durata non inferiore ai 3 anni e una sinergia da parte di tutto il territorio".
"Un'idea fattibile e strategica per la fragolicoltura lucana, che siamo certi verrà condivisa da tutte le OP e i grandi gruppi commerciali della Basilicata, oltre che dai centri di ricerca e dagli enti pubblici di divulgazione. La richiesta dell'IGP per la Fragola di Basilicata non solo determinerebbe un maggiore valore aggiunto per questo prodotto ortofrutticolo, mettendo un freno alla concorrenza sleale e alle massicce importazioni estere, ma potrebbe anche contribuire a far aumentare il turismo enogastronomico, un segmento, quest'ultimo, in forte crescita, che attira viaggiatori italiani ed europei, desiderosi di degustare i prodotti agricoli locali e di partecipare ad attività e percorsi enogastronomici".
"Nelle prossime settimane, organizzeremo un tavolo di confronto tra tutti gli operatori della filiera, con i quali, poiché accomunati dallo stesso intento, andremo successivamente a costituire un consorzio di tutela. Tale forma associativa, promotrice quindi dell'IGP, dovrà redigere un attento disciplinare di produzione, prima della presentazione della richiesta di riconoscimento al Dipartimento delle Politiche Agricole del Mistero, la quale, se avrà esito positivo, dovrà poi attendere il via libera della Commissione Europea".
"L'Igp non deve spaventare nessuno, né gli agricoltori, che si sono sempre mostrati professionali e attenti anche nei momenti più difficili, né le aziende di breeding e i gruppi commerciali, che continuano a investire, selezionando nuove cultivar e lanciando marchi sui mercati. Qualora il riconoscimento dovesse andare a buon fine, sarà l’intero territorio a trarne beneficio e non solo in termini economici”.