"Prezzi incontrollati del gasolio, costi dei concimi e degli altri input produttivi alle stelle, difficoltà a reperire manodopera: i produttori vivono un momento di incertezza e di sconforto. Al netto dei giusti rischi che ogni imprenditore agricolo è pronto e consapevole ad assumersi, in una situazione del genere è difficile immaginare la programmazione della produzione". Così Albino Carli (nella foto sotto), direttore del Consorzio Produttori Patate Associati (PPAS), sui disagi e sulle preoccupazioni manifestate nelle ultime settimane dagli agricoltori della Sila, in Calabria.
"La paura di iniziare a produrre, sapendo già di lavorare in perdita, è tanta. Perciò i produttori chiedono iniziative più incisive, che risolvano un'emergenza di liquidità immediata, oltre che di garanzia della redditività aziendale, con strumenti di sostegno e sgravi sui costi, che possano consentire di affrontare la prossima campagna di produzione - continua Carli - Negli ultimi venti anni, il settore agricolo calabrese, e in particolare quello silano, si è estremamente evoluto ed è al passo con le migliori realtà aziendali nazionali ed europee".
La Patata della Sila IGP e il Consorzio PPAS ne sono un esempio. "La valorizzazione del prodotto che oggi trova collocazione in tutte le catene della Grande distribuzione italiana è stata possibile, però, solo grazie al continuo e impegnativo investimento in qualità, innovazione, organizzazione, logistica e promozione. Le aziende agricole silane e le loro forme cooperative hanno sempre cercato di reinvestire i propri utili nelle loro imprese per incrementarle, migliorarle e renderle tali da avere un sistema organizzato".
Tuttavia, oggi la partita si gioca su altri piani. "Abbiamo attraversato due anni di pandemia in cui le aziende, pur di restare faticosamente in piedi, hanno dovuto subire lockdown continui, cambiamenti dei processi aziendali e dei canali di vendita. Nel momento in cui si accendeva qualche speranza di ripartenza, da una parte la Cina che ha comprato il 60% delle materie prime mondiali facendo schizzare i prezzi verso l’alto, dall’altra un conflitto alle porte dell'Unione europea, hanno allontanato la ripresa economica, che ora è drammaticamente fuori portata", spiega Carli.
Gli eventi stanno determinando una situazione non affrontabile con la sola capacità imprenditoriale, secondo il direttore del Consorzio PPAS. "Occorre che ci sia una tutela da parte dello Stato e dell'Europa per salvaguardare l’economia agricola e agroalimentare nazionale. Occorre una visione complessiva, da parte di Regione, Governo e Unione europea, sia di breve periodo sia di medio-lungo periodo: a breve termine, con strumenti atti a indirizzare alle aziende agricole e agroalimentari una parte delle risorse del PNRR per attraversare questa fase che rischia di determinare il fallimento di tante imprese; a medio-lungo termine, facendo delle scelte che premino chi fa vera produzione agricola di qualità".
"Occorre - continua Carli - che ognuno faccia la sua parte per intervenire tempestivamente sulle speculazioni, sui rincari eccessivi, per attivare misure immediate utili a iniettare liquidità nel sistema produttivo e più di prospettiva per mirare all'autonomia alimentare.
E' necessario sostenere la produzione agricola calabrese e italiana, al fine di consentire alle imprese di resistere alla tempesta perfetta, e orientare le risorse a disposizione delle Regioni e del Governo alla produzione primaria".
"Infine, occorre scongiurare, in un momento in cui si rischia che il cibo scarseggi sugli scaffali dei negozi e che gli input produttivi siano molto costosi e poco disponibili, il pericolo che l'agricoltura si fermi, perché le imprese non possono produrre sapendo di perdere. La verità è che, con gli attuali scenari di guerra, di cui nessuno può prevedere l'evoluzione, essere il più possibile autonomi nella produzione di cibo è di strategica importanza per una nazione", conclude Carli.