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Al servizio delle imprese ortofrutticole e agricole in generale

Rinasce in Sicilia l'Agenzia per la Sicurezza e il Controllo degli Alimenti

Nuova inaugurazione, nei giorni scorsi, dell'Asca (Agenzia per la Sicurezza e il Controllo degli Alimenti) che già 17 anni fa era stata voluta dalla Regione Siciliana per certificare autenticità e salubrità dei prodotti ortofrutticoli in primis.

Questa volta, la gestione della struttura e dei suoi laboratori è affidata al Comune di Ispica (RG): una pratica piuttosto insolita, dal momento che i Comuni non hanno alcuna competenza in materia. Ciò la dice lunga sulle prospettive di uno strumento al servizio delle imprese private, che hanno tempistiche molto diverse da quelle del pubblico, specialmente se si tratta di imprese agricole le cui risposte devono essere evase in tempo reale o quasi.

Inaugurazione in pompa magna. Da sx. il dirigente generale dell'Assessorato regionale all'Agricoltura, dr. Dario Cartabellotta, l'assessore regionale all'Agricoltura, on. Tony Scilla, il sindaco di Ispica, on. Innocenzo Leontini (l'ideatore dell'Agenzia), il presidente della Commissione attività Produttive all'Ars, on. Orazio Ragusa.

Si tratta di un primo step, è stato detto alla conferenza stampa di presentazione, cui far seguire la verifica dello stato delle attrezzature, il cui aggiornamento è stato finanziato per ora con 500mila euro. Salta immediatamente all'occhio che il lavoro che si proponeva di fare l'Asca 17 anni fa aveva un senso diverso da quello di oggi, perché il mercato non annoverava (come oggi) così tanti laboratori privati dotati di attrezzature all'avanguardia, costantemente aggiornate, e certificati a loro volta di tutto punto.

Non basta la certificazione ACCREDIA, vantata da Asca, per stare in maniera competitiva sul mercato, a meno che la Regione Siciliana non intenda assorbire costantemente le spese della struttura.

Durante i lavori si è parlato di un marchio di qualità: l'ennesimo elaborato dalla Regione senza alcuna incisività sui mercati, che dovrebbe rilanciare il comparto?

Opuscolo del 2005 che annunciava la nascita dell'Asca, inaugurata e attiva per qualche tempo, poi rimasta ferma per molti anni.

Allo stato attuale, il centro di Ispica sarebbe in grado di fornire analisi sensoriali e poche altre, ma una volta a regime potrebbe intercettare una quota parte del mercato. L'unica strada percorribile, per garantire il funzionamento dell'Asca, è quella di una gestione pubblico/privata che sappia adeguare una mentalità di stampo pubblico alla dimensione imprenditoriale delle imprese agricole. Le finalità, infatti, non sono quelle della sopravvivenza fine a sé stessa della struttura, ma del servizio al territorio!

Ovviamente, questa è una nostra lettura su come sia possibile portare avanti un'iniziativa, rispetto a quanto prospettato. Pertanto, per avere una visione più completa della questione, abbiamo chiesto a un addetto ai lavori cosa ne pensi della ripartenza dell'Asca.

"La creazione di una società pubblico/privata dell'Asca si pone come unica alternativa al corretto funzionamento della stessa - ha detto Salvatore Milana dell'OP Biorto Ibleo, una nostra vecchia conoscenza e affidabile produttore - Le esperienze pregresse ci hanno infatti insegnato che, purtroppo, la burocrazia pubblica induce al rallentamento delle procedure indispensabili al corretto funzionamento di qualsiasi ente. Proprio per tali motivi, la gestione privata sarebbe la soluzione ideale per la rinascita della struttura".

Salvatore Milana in una nostra foto scattata a Berlino, in occasione di Fruit Logistica 2020

"Le aziende, e in modo particolare noi imprese agricole - ha proseguito l'operatore - necessitiamo di enti che non siano solo all'avanguardia ma che ci forniscano risposte celeri, indispensabili per il nostro lavoro. Lavoro che, in questo caso, è strettamente legato alla tutela dei consumatori e che, grazie alla sincronia delle aziende della nostra regione, vedrebbe riconosciute la genuinità e le qualità dei prodotti del nostro territorio. L'obiettivo finale dell'ente dovrebbe, quindi, a mio avviso, mirare alla realizzazione di un disciplinare di produzione di prodotti a residuo zero. Oltretutto, in questo modo l'ente potrebbe agevolare il passaggio da un prodotto convenzionale a uno biologico, senza eccessivi adempimenti".

"Il consumatore è sempre più attento alla provenienza di ciò che acquista - ha concluso Milana - e ricerca un prodotto sano e privo di sostanze chimiche. Noi produttori abbiamo il dovere di creare e trovare strumenti che tutelino sia i consumatori, sia i nostri prodotti".