In Francia, da sabato 1° gennaio, non è più possibile vendere frutta e verdura, con un peso inferiore a 1,5 kg, in imballaggi di plastica, come da decreto dell'8 ottobre 2021 in attuazione della Legge anti-spreco per un'economia circolare (Legge Agec).
L'annuncio ha scosso i professionisti del settore. L'organizzazione interprofessionale Interfel ha denunciato la fretta e la mancanza di consultazioni. "La legge non fa riferimento a imballaggi sostitutivi (efficaci e di origine biologica)", ha affermato il presidente Laurent Grandin.
I professionisti del settore hanno una proroga di 6 mesi nella vendita delle loro scorte di imballaggi, ma alcuni prodotti potrebbero scomparire dagli scaffali se non si trovano alternative. "Abbiamo un periodo di proroga ma non abbiamo ancora una soluzione che ci consenta, alla fine di questo periodo, di trasportare frutti delicati", spiega Daniel Sauvaitre, segretario generale di Interfel.
Distorsioni della concorrenza
Il problema? Il divieto all’uso della plastica è valido solo in Francia. Diversi enti e associazioni, tra cui Plastalliance, Interfel e la Federazione francese delle cooperative ortofrutticole, hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato temendo una 'distorsione' della concorrenza sul mercato europeo. "Avrei voluto non ci fossero distorsioni della concorrenza e che la legge fosse valida in tutta Europa", spiega Jean-Luc Soury, direttore della cooperativa Limdor.
Per alcuni prodotti non c'è ancora una soluzione
E' il caso ad esempio dei ravanelli o della valeriana, o di prodotti umidi che non possono essere confezionati nei cartoni. "Abbiamo bisogno di più tempo per trovare i materiali giusti e le tecnologie più adatte", spiega Régis Chevallier, produttore di ravanelli.
"Oggi non c'è alcun sostituto per l’imballaggio di questi ortaggi. Il prodotto risulterà quindi completamente secco e non soddisferà le aspettative dei consumatori", spiega Jacques Rouchaussé, presidente dei produttori ortofrutticoli francesi.
Il problema dell'etichetta
Un altro problema è il divieto di apporre etichette adesive. Interfel chiede alle autorità francesi di rinviare l'applicazione del testo normativo, denunciando ancora una volta "una norma che, come nel caso degli imballaggi, non può essere applicata a tutti i prodotti nei tempi stabiliti. Questo regolamento porta a delle distorsioni della concorrenza tra Paesi e settori alimentari. La legge vieta le etichette adesive in Francia, ma non vieta la commercializzazione di prodotti etichettati al di fuori dei confini francesi. Gli operatori francesi non potranno più identificare e promuovere i loro prodotti con delle etichette adesive utilizzate nel resto del mondo".
Investimenti e materie prime
Mentre il prezzo del cartone continua a salire, i produttori/confezionatori devono fare anche importanti investimenti per acquisire nuove macchine. Tali costi sono difficili da sostenere per le piccole aziende.
"Limdor ha investito quasi 100.000 euro per una confezionatrice di frutta in vassoi di cartone da 4 a 6 pezzi", spiega Jean-Luc Soury. "Dovevamo farlo, se volevamo vendere le nostre mele. E' un costo aggiuntivo per noi e per i nostri produttori che devono acquistare questa attrezzatura".
Stessa storia per il gruppo Pomanjou, come spiega il presidente James Launay. "Per quasi 18 mesi, il prezzo del cartone è aumentato, insieme alle materie prime. Ora l’aumento è del 60%". L'azienda ha dovuto investire oltre 100.000 euro per adattare la sua linea di produzione al cartone.
"Per alcuni imballaggi, quando i costi salgono fino a 5 o 6 volte i prezzi attuali, è semplicemente impossibile implementare migliorie. Ad esempio, per le mele: imballarle nel cartone, a seconda delle scorte, può significare un investimento fino a 1 milione di euro. Non tutte le aziende possono permetterselo", spiega Laurent Grandin.
Proroga per gli elastici utilizzati per la verdura a mazzi
Il 10 dicembre 2021, durante il Congresso francese degli orticoltori a Nantes, il ministro dell'agricoltura Julien Denormandie ha annunciato una proroga nell'uso dell'elastico intorno ai mazzi di ravanelli, carote ed erbe aromatiche. "Faremo un inventario completo di tutti i problemi tecnici e lo consegneremo al ministro della transizione ecologica", come spiegato da Cyril Pogu, vicepresidente di Vegetables of France.
Differenziazione tra prodotti biologici e convenzionali
Un'altra fonte di preoccupazione all'interno del settore è come fare a distinguere alla cassa i prodotti biologici da quelli convenzionali. La maggior parte della frutta e della verdura venduta in imballaggi di plastica nei supermercati è biologica.
C'è ancora molta incertezza nel settore che, inoltre, fa fatica a soddisfare in maniera sostenibile i nuovi requisiti normativi.