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L'imprenditore Ettore Ceccarelli fa una disamina del comparto, dall'estero fino ai problemi italiani

"Mese della pera: prendiamo esempio dagli Stati Uniti"

Il dipartimento statunitense all'agricoltura USDA, già da qualche anno celebra in dicembre il mese della pera. Ne parliamo con Ettore Ceccarelli della ditta "Ceccarelli Giulio - Julius".

"In questa occasione - esordisce il titolare - voglio ricordare la grande difficoltà in cui versa gran parte dei produttori di pere italiane, che hanno bisogno di risposte concrete per la lotta alla cimice asiatica e all'Alternaria, ma anche di ristori per coprire i mancati incassi dovuti alle gelate di aprile".

FreshPlaza (FP): Perché vuole ricordare ai lettori di FreshPlaza il mese dedicato alla pera? 
Ettore Ceccarelli (EC): L'Organizzazione United State of Pears ha fatto del 1° dicembre la Giornata mondiale della Pera, e tutto il mese è dedicato a presentare le diverse cultivar statunitensi, i loro produttori, le ricette, ai consumatori di tutto il mondo. Ho conosciuto a Berlino, allo stand degli Stati Uniti d'America, le pere statunitensi. Mi sono fatto spiegare come funziona il loro sistema di sostegno ai coltivatori: molto semplice! Il Governo centrale finanzia la ricerca, fornisce gli indirizzi di produzione, promuove la pubblicità e gli eventi nazionali e internazionali, apre e organizza uffici commerciali in diversi Paesi come Brasile, Indonesia, Cina, Arabia Saudita, Vietnam, Messico, Regione del Golfo Arabo. Fornisce un logo per un imballaggio uguale per tutti i produttori dei vari Stati (Oregon, Washington, etc) i quali si attengono a degli standard di qualità obbligatori, confezionano la frutta e nell'etichetta mettono il loro nome. Direi che è fantastico! E qui mi fermo...

FP: Come stanno andando le vendite di pere?
EC: Riguardo all'andamento commerciale, c'è poco da dire: abbiamo pochissima merce, di qualità non eccelsa. Stiamo vendendo bene il 50% di quel 30% che abbiamo raccolto nel 2021.

FP: Cosa significa?
EC: Che, alla lavorazione, il prodotto si presenta di pezzatura modesta e con alcuni difetti. Le pere devono essere vendute a prezzi alti, per remunerare i produttori; prezzi che il consumatore normale non è disposto a pagare, mentre il consumatore con maggiore disponibilità di denaro acquista i calibri migliori, pagandoli cifre importanti: per semplificare, l'extra lo vendi bene, il normale/basso, invece, rimane in cella.

FP: Da quel che si dice, sembra di percepire una certa lentezza nelle vendite, su tutti i prodotti autunnali, sia nella GDO sia nel canale tradizionale...
EC: Confermo, c'è una lentezza generalizzata dei consumi, fin dai primi di ottobre, che non passa inosservata per noi addetti ai lavori. Difficile individuare le cause: oculatezza nel fare la spesa da parte del consumatore, per paura di non arrivare alla fine del mese; prodotti che arrivano contemporaneamente da provenienze multiple; stagioni non regolari; ambulanti improvvisati più o meno regolari lungo le strade, che vendono di tutto; negozi e grande distribuzione che forse, a forza di sentire enunciare "che manca il tal prodotto", lo mettono a prezzi altissimi, così non devono nemmeno preoccuparsi di discutere con i fornitori per fare promozioni. Ecco allora che abbiamo noci sfuse a 10 euro al kg, cardi a 5.98, pere Abate a 6.90. Per non parlare del kiwi, verde o giallo, da vero salasso

FP: E sulle promozioni?
EC: Qualcosa mi sfugge: prima tutti si "scaldavano" per le promozioni hard. Adesso che la frutta e la verdura al minuto costano più di generi alimentari come la carne di pollo o suino, e non se ne vendono, nessuno ne parla e sono tutti felici. Eppure, i volumi di vendita si fanno con le promozioni.

FP: Cosa si dovrebbe fare, secondo lei?
EC: Io voglio salvaguardare il produttore, ma penso anche che abbiamo bisogno di vendere quello che è stato prodotto e di mantenere le quote di mercato. A mio avviso, non dobbiamo avvantaggiare troppo i competitor quali Belgio, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna. Certo, di pere italiane non ce ne sono, e le vendite sono basse, come dicevo sopra, ma allora perché le susine Fortuna o Angeleno (meno del 50% di produzione rispetto al solito) stentano a vendersi? Perché le Clementine, nella settimana passata, hanno quotato nei grandi mercati 0,60/0,80 euro all'ingrosso per la merce di buon calibro e qualità? Ma anche kaki, uva standard della Puglia hanno avuto problemi di vendita. Per non parlare delle mele normali che, anche a prezzi bassissimi, non trovano facile commercio.

FP: C'è il rischio di subire gli eventi e rimanere fermi
EC: Indubbiamente stiamo vivendo un periodo di grandi cambiamenti negli stili di vita e abitudini alimentari delle persone: mi auguro che
il Sistema Italia ortofrutticolo riesca a stare al passo con i tempi. 

Per maggiori informazioni:
Ceccarelli Giulio Srl
Via della Frasca, 7
47020 Longiano (FC)
+39 0547 53055
commerciale@juliusfruit.it
www.juliusfruit.it