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A cura del Centro di Studio e Documentazione sul Castagno (CSDS) di Marradi

I castanicoltori toscani ed emiliano-romagnoli in Piemonte per confrontarsi sul futuro del settore

Siamo in prossimità della raccolta di castagne e marroni di questo 2021, in un'annata segnata dagli effetti del cambiamento climatico che potrebbe in alcune aree d'Italia condizionare la produzione a causa anche dei cambiamenti climatici. Per quanto riguarda le aree interessate, la persistente siccità degli ultimi mesi nella fascia montana dell'Appennino potrebbe condizionare la produzione di castagne e marroni. Il Centro di Studio e Documentazione sul Castagno (CSDS) di Marradi, che continua la propria attività di formazione e di informazione ai castanicoltori che ne fanno richiesta, ha portato nei giorni scorsi 45 castanicoltori della Toscana e dell'Emilia-Romagna in Piemonte.

Luciano Trentini del CSDC, co-organizzatore del viaggio di studio, è convinto che un'analisi dei cambiamenti in atto a livello europeo e mondiale sulla coltivazione del castagno possa, anche in Italia, permettere di intensificare la produzione, riducendo così quel valore di circa 100 milioni di euro che annualmente si spendono per importare castagne e marroni.

I produttori e i tecnici presenti hanno potuto toccare con mano i progressi fatti nella coltivazione di questa specie in quel di Chiusa di Pesio (Cuneo), dove ha sede il Centro di Castanicoltura della Regione Piemonte che si avvale del supporto scientifico dell'Università di Torino. Questo Centro, unico nel suo genere in Italia, svolge attività sperimentali e dimostrative con l'obiettivo di migliorare le tecniche di coltivazione, dalla irrigazione alla fertirrigazione, nonché di studiare come affrontare le problematiche fitosanitarie, del cancro della corteccia e di altre patologie, studiando in particolare l'impiego di portainnesti clonali prodotti nella medesima struttura.

Il Mipaaf, nel gennaio del 2021, ha certificato il vivaio dell'azienda come struttura idonea per la conservazione e la pre-moltiplicazione di piante madri di castagno chiamate di "pre-base". Queste piante, controllate geneticamente e sanitariamente, diventano poi materiale di base da inviare ai vivaisti per la loro trasformazione in piante di castagno. I produttori presenti alla visita, con le indicazioni fornite dall'esperta Gabriella Mellano, hanno così compreso la complessità che si cela dietro la preparazione di una pianta di castagno e quali sono i rischi che si corrono nel realizzare un castagneto senza seguire le opportune procedure, in particolare quelle sanitarie.

Il professor Gabriele Beccaro, dopo aver accolto tutti i presenti, ha illustrato prima le origini del Centro, poi ha guidato i partecipanti a una visita ai campi di confronto varietale, nei quali sono inserite varietà di castagne e di marroni provenienti da diverse aree d'Italia. L'interesse dei presenti si è soffermato, per le considerazioni del caso, soprattutto sul portamento di una pianta della cultivar Marrone di Marradi, innestata su di un portainnesto clonale.

Fra i presenti, il professor Luca Dondini, il quale ha spiegato come praticamente tutti i marroni abbiano la medesima origine genetica, derivando dal "Marrone Fiorentino" e che la differenza fra i diversi prodotti sul mercato è dettata soprattutto dalle caratteristiche del suolo dove ha origine la produzione. Durante la visita, hanno destato particolare curiosità le cultivar giapponesi caratterizzate da una taglia bassa e un portamento molto compatto, che facilita le operazioni di raccolta. Uno degli obiettivi prioritari della venuta a Chiusa di Pesio dei castanicoltori dell'Appennino tosco romagnolo ed emiliano era proprio la valutazione dei nuovi impianti, realizzati soprattutto in Francia, Spagna e Portogallo, che hanno portato verso forme di coltivazione moderne, a taglia più ridotta, dotate di impianti irrigui con forme di allevamento che si avvicinano molto a frutteti di castagno.

Per completare il quadro, nel pomeriggio la visita è proseguita presso un'azienda che ha trasformato parte del proprio piano colturale in un frutteto di castagno in cui si effettua la raccolta meccanica. La realizzazione dell'impianto e le indicazioni tecniche conseguenti, con potature e fertilizzazioni, sono state fornite dall'Università di Torino. Beccaro e i suoi collaboratori hanno argomentato e interloquito con i castanicoltori, in particolare sugli aspetti tecnici ed economici e sulla convenienza economica a nuovi tipi di investimento. Il frutteto oggetto della visita è stato coltivato utilizzando la cultivar Volos di origine greca della specie Castanea sativa.

Pur riconoscendo dei risultati positivi forniti oggi dalle cultivar cino-giapponesi, in particolare per la precocità, non sono confrontabili qualitativamente con le castagne e i marroni di origine italiana. Giudizi positivi sono stati espressi da parte dei presenti circa le innovazioni viste e la loro messa in campo, che possono essere un valido contributo a fornire idee per il miglioramento delle situazioni produttive del nostro Appennino, dove la produzione si ottiene da piante allevate con sistemi tradizionali su terreni anche con importanti pendenze che sono un fattore limitante lo sviluppo di tecniche innovative.

A conclusione della giornata, Beccaro - che è anche componente del Consiglio Scientifico del CSDC, ha ringraziato tutti i presenti ricordando la fattiva collaborazione con il CSDC, in particolare con il suo presidente Elvio Bellini. Luciano Trentini comunica che il tema dei nuovi impianti di moderni investimenti castanicoli potrà essere ulteriormente affrontato in uno specifico webinar, o se possibile in presenza a Marradi, il prossimo mese di novembre.

Per maggiori informazioni
www.centrostudicastagno.it