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Le spiegazioni dell'avvocato Gualtiero Roveda

Pratiche sleali: un danno da 350 milioni di euro sulle spalle di parte della filiera

La Camera dei Deputati ha dato il via libera, subordinato all'accoglimento di alcune osservazioni, al decreto legislativo elaborato dal Governo per recepire le norme comunitarie di contrasto alle pratiche sleali nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari. Meglio tardi che mai: non si deve dimenticare che la UE ha avviato una procedura di infrazione verso l'Italia e altri 11 paesi che non hanno recepito la relativa direttiva. Commentiamo il provvedimento con l'avvocato Gualtiero Roveda consulente di Fruitimprese.

FreshPlaza (FP): L'atteso provvedimento che definisce la disciplina contro le pratiche sleali è in dirittura d'arrivo. Sarà in grado di sostenere buone pratiche commerciali e trasparenza nell'ambito della filiera agroalimentare?
Gualtiero Roveda (GR): E' difficile dirlo. L'art. 62 del d.l. 24 gennaio 2012 n.1 aveva già tutti i requisiti per avversare un fenomeno che pare causare al settore, ogni anno, danni per circa 350 milioni di euro.

L'avvocato Gualtiero Roveda

FP: Perché tale normativa non ha raggiunto gli effetti che si proponeva?
GR: In pratica, non ci sono state né denunce, né controlli. Le ragioni che giustificano la mancanza di denunce da parte di operatori, vessati da pratiche negoziali inique, sono di immediata evidenza e si sostanziano nel timore di subire ritorsioni commerciali. Non è un caso che, nell'unico procedimento conclusosi con l'accertamento di una violazione dell'articolo 62, al momento dell'esposto il denunciante non fosse più fornitore delle imprese segnalate all'Autorità. Più complessa è, invece, la questione relativa alla mancanza di controlli pubblici. In pratica, la causa è da ricondurre a incertezze interpretative della normativa, accentuate 'dalle letture di professori dei professori' che ne hanno dato il Mipaaf, il Mise e l'AGCM.

FP: La nuova disciplina può incidere su questo aspetto critico?
GR: Si spera di sì. E' stato designato l'ICQRF quale autorità nazionale di contrasto deputata all'attività di vigilanza sulle relazioni commerciali, sui divieti stabiliti dalla direttiva e sulle relative sanzioni. E' una struttura che ha conoscenza specifica dei rapporti negoziali all'interno del comparto e sicuramente è in grado di essere molto più efficace dell'AGCM. Potrà anche avvalersi del supporto del Comando per la tutela agroalimentare dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

FP: E' ancora viva la polemica sull'iniziativa promozionale messa a punto da una delle principali catene di discount in Italia che ad agosto vendeva le angurie a 0,01 euro al kg.
GR: I prezzi sottocosto distorcono la percezione del valore dei prodotti alimentari da parte dei consumatori e sviliscono il lavoro sia degli agricoltori sia degli altri operatori della filiera. In base al provvedimento in esame, salvo casi particolari, è vietato vendere prodotti agricoli e alimentari freschi e deperibili sottocosto. In caso di inottemperanza, il prezzo stabilito dalle parti è sostituito di diritto, ai sensi dell'articolo 1339 del codice civile, dal prezzo calcolato sulla base dei costi medi di produzione rilevati da ISMEA ovvero, in mancanza di quest'ultimo, dal prezzo medio praticato per prodotti similari nel mercato di riferimento. Le Commissioni parlamentari riunite, in proposito, hanno però chiesto al Governo di valutare l’opportunità di privilegiare l’importo risultante dalle fatture d’acquisto. La materia, comunque, non rientra tra le pratiche sleali e la competenza in ordine alla repressione del fenomeno è ancora in capo all'AGCM. Anche le sanzioni sono previste da un'altra normativa, nello specifico dal DPR 218 del 2001.