A seguito della fusione tra Dole e Total Produce e della quotazione alla Borsa di New York lo scorso 30 luglio 2021, la multinazionale è diventata il primo player al mondo nel settore della frutta, con un turn over di 10 miliardi di dollari. In questo contesto, la filiale italiana del colosso rappresenta un fatturato di 180 milioni di euro. Abbiamo parlato con Pierangelo Pettenon per comprendere come l'era del Covid-19 abbia influito sulle importazioni di frutta a marchio Dole in Italia.
"Sulle principali referenze controstagionali non abbiamo riscontrato particolari effetti dovuti ai lockdown, perché in quel momento (primi mesi del 2020), i Paesi dell'emisfero Sud erano ancora in una fase limitata della diffusione del virus, rispetto all'emisfero nord. Gli agrumi dall'Argentina e dal Sudafrica, così come le spedizioni di pere dal Cile sono giunti regolarmente. Anzi, nel caso della campagna degli agrumi dall'Egitto abbiamo cominciato con almeno quattro mesi di anticipo, già ad aprile, in quanto l'eccezionale accaparramento di agrumi durante la campagna europea aveva rapidamente esaurito le scorte disponibili".
Lo stand Dole Italia in fiera a Macfrut
"Non solo dunque i nostri flussi di agrumi e pomacee di importazione non hanno subito flessioni, ma anzi tutto il contrario! Per tutto il periodo da febbraio a maggio del 2020, infatti - spiega Pierangelo Pettenon - le catene di supermercati hanno notevolmente incrementato gli ordinativi di merce, in specie di agrumi, per rispondere all'incremento degli acquisti da parte dei consumatori".
"Il vero impatto della pandemia, per noi, è arrivato solo nei primi mesi del 2021, con la campagna dell'uva dall'India, che è risultata ostacolata dalla carenza di manodopera in quel paese, a causa del rapido diffondersi del Covid-19. Per banane e ananas, invece, la situazione è stata nella norma. In ogni caso, per fortuna non abbiamo avuto nessuna rottura degli stock".
L'altra sfida è stata quella delle fisiopatie vegetali, in primis il CBS-Citrus Black Spot. Pettenon riferisce: "L'autorità fitosanitaria dell'Argentina ha bloccato per qualche tempo le spedizioni di limoni, ma poi anche per questo prodotto la situazione si è sbloccata, al punto tale che anzi ci sono esuberi di offerta, negli ultimi giorni. Perciò la carenza di limoni si è avvertita solo per un periodo limitato di tempo. Per quanto invece concerne il ceppo T4 della Malattia di Panama, stiamo elaborando e implementando misure preventive in tutte le nostre farm in Centro America al fine di limitarne la potenziale diffusione; tra queste ad esempio stiamo limitando rigidamente le visite presso le nostre coltivazioni. Non si registrano però problemi di fornitura. Anche perché nel frattempo, durante i mesi estivi, il consumo di arance e banane diminuisce fisiologicamente. Semmai, la sovrapproduzione in Colombia, proprio in estate, sommata a un mercato delle banane verdi depresso e poco ricettivo del Nord Europa ha determinato problemi di stock".
Pierangelo Pettenon
I canali commerciali più importanti per Dole Italia sono la grande distribuzione organizzata, l'ingrosso (per le banane gialle), altri operatori-maturatori (per le banane verdi) e il canale Horeca. La frutta sbarca nei porti italiani di Livorno, Civitavecchia, La Spezia e Gioia Tauro. L'evoluzione della demografia in Italia, con la presenza di molte nuove etnie di migranti, ha determinato una diversificazione dell'assortimento. Pomelo e platano, ad esempio, sono ormai presenti su quasi tutti gli scaffali dei supermercati. "Sarebbe stato impensabile, fino a qualche anno fa, trovare in vendita questi prodotti. Parallelamente, come noto, sono cresciuti esponenzialmente i consumi di esotici quali avocado e mango, oltre che di tutto il segmento dei berries. Ciò ha dato impulso anche alla produzione italiana di queste categorie, specialmente nelle regioni meridionali", osserva Pierangelo Pettenon.
In conclusione, l'esperto osserva: "La pandemia ha certamente colto tutti alla sprovvista. Ma gli effetti più negativi che ha portato con sé sono quelli che riguardano l'aumento delle tariffe per i noli delle navi cargo e il rincaro delle materie prime. Tutti costi aggiuntivi che non possiamo certo assorbire e che avranno un notevole impatto sulle quotazioni della frutta nel 2022, se non già a fine 2021. Il problema vero sarà quello di far comprendere ai buyer della grande distribuzione e del mercato all’ingrosso questi inevitabili aumenti nei prezzi dei prodotti".