Per capire quanto è grave la crisi della frutticoltura, basta leggere le
percentuali che segnano, in maniera negativa, le perdite produttive sul 2020 a causa delle gelate tardive di primavera: albicocche -51%, pesche fino a -60%, susine -70%, ciliegie -13%, mele stimate da -15 a -35%. Capitolo a parte quello delle pere, dove non c'è una varietà che abbia, secondo le stime, cali inferiori al 50% a partire da William B.C. e Max Red Bartlett (-50%), Conference (-65%), Abate (-75%) e Kaiser che arriva a -80%.
A livello generale, le pere emiliano-romagnole scendono del 65% sul 2020 e di oltre il 70% sulla media 2015-2018. Anche le superfici produttive continuano a diminuire di un 5% sul 2020. Per le pere questi cali produttivi valgono, considerando tutta la filiera, 345 milioni di euro, di cui circa 244 milioni solo in Emilia Romagna (dati e stime CSO Italy).
A fronte di questi numeri Cia-Agricoltori Italiani e Confagricoltura Ferrara hanno voluto fare il punto sulla situazione a dir poco catastrofica insieme alla Camera di Commercio di Ferrara e hanno spiegato le azioni che metteranno in campo, al fine di sollecitare non solo risarcimenti immediati, ma anche una politica strutturata di sostegno al comparto.
In apertura il Commissario straordinario della Camera di Commercio, Paolo Govoni ha ribadito il ruolo strategico del settore: "Questa è la casa di tutte le imprese soprattutto nei momenti di difficoltà. L'agricoltura è essenziale nel sistema economico ferrarese, un asset importantissimo per sostenere tutta l'economia del territorio e il suo futuro. Un quinto del tessuto produttivo, un quarto se inseriamo anche quelle dell'agroalimentare, è agricolo. Un'agricoltura che è sempre stata una delle più produttive in Europa, con molti prodotti di qualità certificata: 18 sulle 44 dell'Emilia-Romagna sono a Ferrara. Un'agricoltura che sta attraversando problemi così drammatici da un punto di vista produttivo richiedono un lavoro di squadra tra associazioni, imprese, istituzioni per dare delle risposte di carattere pratico e operativo".
"Le cifre produttive - hanno spiegato i due presidenti di Cia e Confagricoltura Stefano Calderoni e Gianluca Vertuani - sono indicative di una situazione talmente pesante e grave che potrebbe portare alla perdita delle produzioni d'eccellenza del Nord Italia e trasformare il nostro Paese in una grande piattaforma di importazione di prodotti esteri. Un altro rischio è che le grandi catene di distribuzione facciano contratti poliennali con aziende estere, perché in Italia non riusciamo a garantire il prodotto, togliendoci quindi un'importante fetta del mercato interno. Il nostro è un patrimonio locale, regionale e nazionale che non possiamo permetterci di perdere. Invece, lo stiamo perdendo perché gli agricoltori continuano a estirpare, non investono e soprattutto non riescono a pagare i debiti perché la crisi frutticola è ormai strutturale".
"Estirpare frutteti significa anche rinunciare a posti di lavoro e mandare in crisi l'intero tessuto economico e sociale. Perciò, per salvare il settore, abbiamo alcune richieste essenziali: aiuti immediati a copertura delle perdite produttive e degli elevatissimi costi di produzione; investire in ricerca scientifica per trovare nuove tecniche sostenibili di difesa chimica, biologica e agronomica contro le fitopatie e poi in ricerca varietale genetica; un sistema assicurativo contro il rischio climatico più efficace, perché quando vengono delle calamità che spazzano via le colture a rimetterci sono sempre le aziende agricole. Non si può pensare di affrontare le sfide del presente con strumenti ormai obsoleti".
"Naturalmente - continuano i presidenti di Cia e Confagricoltura - occorre garantire liquidità alle imprese mediante
finanziamenti a tasso agevolato, anche bancari, garantiti da ISMEA o MCC; la semplificazione delle procedure al fine di accelerare i tempi per l'erogazione degli indennizzi; l'attivazione di un piano
straordinario di investimenti per l'adattamento al cambiamento climatico e la prevenzione dei danni da avversità atmosferiche e da insetti dannosi, attraverso l'installazione di impianti antibrina, ventilatori antigelo e reti".
"Richieste che riguardano il settore agricolo ma hanno un peso sulle comunità del territorio perché anche le famiglie si sono impoverite - concludono le due associazioni - quindi caleranno i consumi di ortofrutta che sono anche garanzia di salute e benessere. Ecco perché il nostro invito è che nel territorio si apra un vero dibattito tra istituzioni, enti, associazioni e cittadini per ribadire l'importanza dell'agricoltura e progettare scenari e interventi comuni".