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Parte agricola e industriale fanno il punto della situazione in Campania

Una campagna del pomodoro da industria con non poche criticità

Dopo l'annata eccezionale del 2020, la campagna 2021 del pomodoro da industria in Campania ha presentato non poche criticità: i produttori si sono trovati a combattere contro i cambiamenti climatici, con ritardi nell'inizio della raccolta e successivo accavallamento delle produzioni; mentre l'industria ha dovuto fronteggiare rese maggiori rispetto alla capienza produttiva degli stabilimenti.

A fare un'analisi di tutte le concause che hanno creato non pochi danni in Campania per il pomodoro da industria è Giovanni De Angelis dell'associazione Anicav, il quale dice: "La raccolta in provincia di Caserta (areale precoce per il pomodoro), a causa delle condizioni climatiche non eccellenti di questa primavera è cominciata con un ritardo di 7/10 giorni. Di conseguenza, anche le operazioni di trasformazione sono partite in ritardo. Nel frattempo, le temperature elevate registratesi da metà giugno in poi, hanno generato l'anticipo di maturazione di altri areali (Puglia e Lazio), che in condizioni normali non sarebbero giunti a maturazione in contemporanea alle produzioni precoci campane. Ne è scaturito un surplus produttivo, che ha concentrato le operazioni di raccolta nello stesso momento, con una maggiore esigenza di vettori per il conferimento del prodotto all'industria".

L'industria, dal suo canto, ha risposto come doveva rispondere: ritirando il prodotto dai campi, lavorandolo a pieno ritmo, e cercando di reperire quanti più vettori possibili per far fronte alla maggiore offerta, incontrando tuttavia non poche difficoltà.

"Vero è che l'industria aveva chiesto per questa campagna un investimento di superfici per il bacino del centro sud del 10% in più rispetto al 2020, onde consentire il ripristino delle scorte consumate durante il lockdown; ma la realtà si assesta a un incremento delle superfici di oltre il 14% - dice De Angelis - Basti pensare che in Campania, solo in provincia di Caserta, si registrano maggiori investimenti di circa il 20%. A questo poi si aggiunge il fatto che quest'anno le rese per ettaro sono ben al di sopra delle medie storiche: si è passati da 80-90 tonnellate a oltre 120 tonnellate per ettaro. Tutti questi elementi hanno mandato in affanno l'intera filiera".

"Sicuramente la campagna di trasformazione che stiamo affrontando nel bacino Centro Sud - continua il Direttore di Anicav - è caratterizzata da una serie di criticità: la crisi delle materie prime e i rincari subiti, la difficoltà nel reclutare manodopera, la carenza di autisti per il trasporto del pomodoro dai campi e, soprattutto, la concentrazione di maturazione dei pomodori, che sta generando, di fatto, un eccesso di offerta. Tutto questo sta rendendo ancora più complesso e difficile il nostro lavoro."

Con lo scopo di trovare soluzioni attuabili per far fronte a quanto sta accadendo, l'Unione Nazionale Italia Ortofrutta ha proposto alla Regione Campania di riunire un comitato di crisi sul pomodoro da industria: l'incontro si è svolto lo scorso 11 agosto. Nel frattempo, è stata inviata una lettera firmata del presidente Gennaro Velardo al ministro Stefano Patuanelli per sottoporgli la grave situazione di emergenza che sta interessando il bacino del centro sud Italia.

"La situazione che stiamo vivendo - scrive Velardo nella lettera - rappresenta un serio problema che, se non affrontato nell'imminente, oltre alla perdita di reddito per la parte agricola, potrebbe portare anche a problemi di ordine pubblico. Non vediamo soluzioni applicabili nell'immediato che possano consentire una rapida ripresa delle consegne di prodotto alle industrie e quindi salvaguardare il reddito dei produttori. Pertanto chiediamo un intervento straordinario di sostegno al reddito dei produttori, basato sull'erogazione di un indennizzo per la mancata raccolta del pomodoro contrattualizzato, come adottato nella precedente campagna di produzione dal Ministero su richiesta della Regione Emilia Romagna con circolare ministeriale n.9060200 del 20/08/2020. Le dimensioni della crisi sono talmente estese, che si stima possano interessare oltre 3.000 ettari (1.000 ettari interessano solo la Campania) che richiedono, a differenza del provvedimento citato, un intervento con risorse economiche straordinarie, al di fuori dei programmi operativi delle Organizzazioni dei Produttori".

Pare che uno degli strumenti validi a disposizione dei produttori per tutelarsi da situazioni simili siano le assicurazioni.

"Il vero problema è che mancano strumenti di sostegno per fronteggiare delle crisi estreme come queste, vanno creati ex novo - è quanto sostiene Luciano Simonetti di Apopa di Caivano (Napoli) -L'unica raccomandazione che ci sentiamo di fare per le campagne future è assicurare il proprio raccolto. Purtroppo non è colpa di nessuno: le Op e i produttori hanno rispettato gli impegni sottoscritti nei contratti con l'industria; ma le produzioni sono state concomitanti, seppur non eccedenti".

"A causa di tali impreviste circostanze, ci saranno centinaia e migliaia di ettari che non verranno raccolti, perché per la scarsa sanità e qualità del prodotto, i pomodori non saranno più idonei alla trasformazione. Alla fine della campagna, perciò, si registrerà una carenza di prodotto, e ci accorgeremo di non aver raccolto quanto pianificato. Inoltre, sono convinto del fatto che gli areali più tardivi del pomodoro da industria non avranno la stessa sorte; anzi in questo caso si prevedono rese più basse per ettaro".

In primis i cambiamenti climatici, poi la difficoltà nel reperire manodopera e la carenza di vettori: queste le maggiori difficoltà incontrate dai produttori. Inoltre, nel marasma generale, ci sono stati anche degli agricoltori meno fortunati, che non hanno raccolto innumerevoli ettari di pomodoro, con ingenti perdite di reddito.

"Quest'annata è a dir poco disastrosa - dichiara Domenico Manna, titolare di Agri Manna, che coltiva pomodoro su circa 150 ettari - il clima non ha giocato a nostro favore: prima la gelata tardiva ad aprile che ci ha costretto a ritrapiantare, posticipando di fatto l'inizio della raccolta; poi il caldo eccessivo, che ha portato a maturazione innumerevoli campi di vari areali, non solo campani".

"Io sono stato fortunato, perché anche se con un ritardo di raccolta di 5 giorni, sono riuscito a raccogliere tutti i pomodori dai miei appezzamenti e a rispettare la programmazione colturale fatta per l'industria. Purtroppo, però, ci sono stati tanti produttori meno fortunati di me, soprattutto in provincia di Caserta, che non hanno raccolto granché. L'unica difficoltà che ho avvertito è stata la carenza di manodopera, soprattutto verso la metà di agosto; infatti, nonostante la raccolta sia meccanizzata e l'azienda disponga di tre macchine raccoglitrici, in quest'ultima fase siamo stati costretti a raccogliere solo con 2 macchine invece che con 3, perché non è stato facile reperire il personale".

Anche Nellino Tamburrino dell'omonima azienda agricola di Villa Literno (Caserta), con una gestone di 12,5 ettari, riporta la propria testimonianza dicendo: "La raccolta è proceduta a rilento: per raccogliere i miei 11 ettari di pomodori e 1,5 di pomodorino ho impiegato 22 giorni, a causa dei rallentamenti nella logistica che hanno rallentato i ritiri della merce e, di conseguenza, le operazioni di raccolta. Altra difficoltà incontrata è stata la carenza di manodopera in tutte le fasi: dal trapianto alla raccolta (momento in cui si è avvertita maggiormente tale problematica).Sono dispiaciuto per tutti quei produttori che oggi registrano significative perdite di reddito; so come ci si sente. Purtroppo noi produttori non siamo tutelati abbastanza: siamo considerati sempre come l'ultima ruota del carro".