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Turn over alla presidenza? Il Distretto Agrumi di Sicilia ha i conti in ordine

I numeri dell'occupazione nell'agrumicoltura siciliana

Pensavamo di condurre un'intervista per fare il punto della situazione del Distretto degli Agrumi di Sicilia (vedi articolo correlato), ma ci siamo imbattuti nel fine corsa di una presidenza durata più di 16 anni.

"Non lascio solo un patrimonio di risultati che ritengo importanti per il comparto - ha dichiarato Argentati a un certo punto dell'intervista (fatta nella prima mattinata del 19 giugno scorso) – ma un'organizzazione con una grande vitalità, fatta di progetti in fase di svolgimento e altri approvati in seno, ad esempio, agli obiettivi Horizon 20 20, della Comunità Europea che mirano a specializzare le imprese aderenti al Distretto".

E qui la conversazione con la Argentati (n foto) prende una piega inaspettata: quella che doveva essere una semplice intervista per tracciare un bilancio del Distretto, assume la connotazione di un commiato.

La domanda non si fa attendere: presidente, ma sta lasciando il Distretto e, se si, perché? "Beh, io non lascio niente - specifica a l'intervistata - Semplicemente, non mi ricandido alla carica a fine dell'ennesimo mandato triennale che sta per scadere. Tutto qua. Mi spiego meglio: sono in carica ininterrottamente dal 2005, anni in cui mi sono dedicata senza risparmiarmi alla causa del Distretto. Ritengo che, a un certo punto, bisogna lasciare la guida ad altri, magari per renderli più consapevoli e responsabili. Lascio un patrimonio di idee, con una visione strategica orientata al successo; lascio un Distretto con i conti in perfetto ordine; lascio uno staff altamente professionalizzato, capace di seguire i progetti attuali e di elaborarne altri nel futuro; lascio una visibilità del Distretto che è di carattere internazionale; lascio tutto questo dopo essere partita da zero e nella consapevolezza che il comparto, forte del sostegno costruito in anni di sensibilizzazione e promozione, potrà guardare avanti. Ci sarà chi dopo di me potrà cimentarsi nella sua pianificazione strategica, redigendo progetti e intessendo rapporti con istituzioni e player commerciali stranieri, perché il mio lavoro è sempre andato ben oltre la funzione di organo di rappresentanza".

Bisogna aver chiare le dimensioni del comparto che, nella sola regione Sicilia, presenta un mosaico di medie e grandi aziende le quali storicamente e culturalmente manifestano poca propensione all'aggregazione. Un fattore di criticità per competere all'estero e per il quale da anni il Distretto è impegnato, riunendo l'intera filiera.

In Sicilia, la superficie agrumetata ammonta a 88.000 ettari (58mila arance, 21mila limoni, 5mila mandarini); le aziende agrumicole sono 42.500, con 21.636 addetti produzione, 9.900 addetti commercializzazione e trasformazione e un fatturato totale P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) pari a 532 milioni di euro. 

Numeri impressionanti, che dovrebbero dare peso alle rivendicazioni del settore agrumicolo  ponendole perlomeno alla pari di quelle, altrettanto legittime, dei lavoratori di realtà industriali che in Italia contano per la stragrande maggioranza poche centinaia di addetti e solo raramente alcune migliaia. FCA, ad esempio, conta solo qualche migliaia di unità in più (34.125 nel 2020 ) rispetto al settore agrumicolo siciliano;  Alitalia, la cui crisi è agli onori della cronaca nei servizi Tg nazionali, ne conta solo 10.000 circa). 

Questi numeri (le cui dimensioni vanno ben oltre quelle del Distretto) servono per rimarcare l'importanza socioeconomica dell'agrumicoltura italiana e del ruolo che ha l'aggregazione. Il Distretto, inoltre, per chi non lo sapesse, è certificato ai sensi della norma UNI EN ISO 9001. Il suo marchio è registrato in Italia e nella Repubblica Popolare Cinese ad esclusione di Hong Kong, Macao e Taiwan.

Per maggiori informazioni: 
Federica Argentati
Distretto Agrumi di Sicilia
www.distrettoagrumidisicilia.it