I principali rappresentanti del settore agrumicolo di Spagna, Italia, Francia e Portogallo hanno concordato, durante il Gruppo di contatto Agrumi tenutosi il 9 giugno per via telematica, una posizione comune per chiedere ai rispettivi Ministeri dell'Agricoltura di difendere presso la Commissione europea e il Parlamento europeo la realizzazione di un'indagine completa e obiettiva, prima della revisione dell'accordo commerciale firmato con il Sudafrica, che avrà luogo il prossimo ottobre, in coincidenza con i cinque anni della sua entrata in vigore.
L'Associazione valenciana degli agricoltori, Ava-Asaja, che ha partecipato come membro di Asaja, avverte che le importazioni di agrumi sudafricani nell'Ue sono aumentate del 30% rispetto alla media delle ultime cinque stagioni. Per quanto riguarda le arance, raggiungono il 50% del milione di tonnellate extra-Ue e riguardo ai soft citrus, durante il 2020 hanno superato le 180mila tonnellate (36% delle importazioni totali). Allo stesso modo, il potenziale di produzione del Sudafrica sta crescendo esponenzialmente: durante il periodo 2012-2017 ha piantato oltre 10 milioni di piante di varietà tardive di piccoli agrumi e più di 4 milioni di piante di arance tardive.
Il presidente di Ava-Asaja, Cristóbal Aguado, ha detto che "la situazione del settore agrumicolo nel 2016, quando è stato firmato l'accordo con il Sudafrica, è cambiata radicalmente, grazie ai maggiori vantaggi commerciali e fitosanitari disponibili per questo Paese terzo. Bruxelles ha incoraggiato una scandalosa sostituzione delle nostre varietà precoci ed extra-precoci di piccoli agrumi (Oronules, Marisol, Arrufatina...) e arance precoci (Navelina). Sta già accadendo in Spagna, ma in pochi anni raggiungerà l'Italia e il resto dei Paesi produttori. Oltre al danno commerciale, l'Ue ha portato a livelli intollerabili il rischio di ingresso di parassiti e malattie, come la macchia nera o la falsa tignola, quest'ultima a causa del mancato obbligo di effettuare il trattamento a freddo durante il trasporto delle spedizioni di agrumi sudafricani".
Pertanto, Aguado ritiene che "la Commissione e il Parlamento europeo hanno molti argomenti per avviare un'indagine e stabilire misure correttive per garantire che questo accordo commerciale, come dovrebbe accadere in tutti quelli firmati con i Paesi terzi, sia limitato a integrare la produzione europea e non a sostituirla, rispettando in ogni momento una reciprocità in salute delle piante, lavorativa, sociale e ambientale per evitare la concorrenza sleale e l'ingresso di parassiti e malattie che possono mettere in pericolo le nostre colture".
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