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Resoconto del webinar Qualita', sicurezza e sostenibilita' nel settore ortofrutticolo

Come rendere competitivo un prodotto ortofrutticolo

Attualmente, le tematiche inerenti qualità, sicurezza e sostenibilità nel settore ortofrutticolo sono molto sentite dall'opinione pubblica, perché il consumatore vuole conoscere tutta la filiera di ciascun prodotto di cui si nutre. C'è qualcuno che afferma che "noi siamo quello che mangiamo", e questo è vero. Un prodotto è di qualità se è sicuro per i consumatori e per i lavoratori e se è sostenibile da un punto di vista sociale, ambientale ed economico.

Di questo si è parlato in occasione del webinar "Qualità, sicurezza e sostenibilità nel settore ortofrutticolo" tenutosi lo scorso 26 maggio 2021, ultimo incontro del progetto di filiera "Dall'orto alla tavola - diversificare per migliorare", finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Lazio.

E' intervenuta Ivana Calabrese, consigliere del Settore Alimentare dell'Associazione Italiana Cultura della Qualità, la quale ha riflettuto sui temi di sicurezza e sostenibilità nel settore ortofrutticolo, dicendo: "Le aziende agricole dovrebbero credere un po' di più nella cultura della sicurezza, considerando le certificazioni e l'adeguamento alle normative in tema di sostenibilità e di sicurezza come un'opportunità di crescita per l'azienda stessa, piuttosto che come un'imposizione".

Oggi il consumatore è attento alla sicurezza alimentare: acquistando prodotti certificati e da filiera controllata, mostra attenzione anche al welfare dei lavoratori, e richiede la tracciabilità e la rintracciabilità del prodotto, anche attraverso etichette più chiare.

"Quindi perché bisogna puntare maggiormente sulla sostenibilità? - prosegue Calabrese - Perché è necessario contrastare i cambiamenti climatici, preservando le risorse naturali e ambientali e la biodiversità. La strategia europea Green Deal si pone l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. La nuova PAC premierà gli agricoltori attenti in materia di clima e ambiente. E sul mercato si assiste a una crescente richiesta di prodotti sostenibili".

"Tant'è vero che, da alcuni studi, è emerso che il 79% dei consumatori è orientato ad acquistare prodotti sostenibili e che il 42% direziona le scelte d'acquisto a seconda dell'etichetta. Tra l'altro, si è visto che gli acquirenti più giovani, e cioè compresi nella fascia d'età tra i 18 e 35 anni, sono più avvezzi a comprare prodotti sostenibili. Mentre il 63% degli imprenditori agricoli dichiarano che la sostenibilità ha determinato un aumento dei ricavi aziendali".

Successivamente, Massimo Leone, biologo di Q&A srl società tra professionisti, ha illustrato i contenuti di un quaderno sulle certificazioni per il settore ortofrutticolo, pubblicato nell'ambito del progetto Dall'orto alla tavola.

Durante l'incontro digitale, Leone ha presentato le seguenti certificazioni, spiegando: "La GPP (Green Public Procurement) fissa i criteri ambientali minimi per il servizio di ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari. In questo caso si prevede che i prodotti ortofrutticoli siano biologici per almeno il 50% in peso; una somministrazione ulteriore deve possedere la certificazione di produzione integrata. In ambito di forniture nel pubblico, le amministrazioni aggiudicatrici possono considerare il possesso della certificazione ISO 9001 per selezionarne i fornitori. Anche la certificazione volontaria dei prodotti agroalimentari assume una certa importanza. La BRCGS e l'IFS rappresentato gli strumenti più utilizzati in Europa, ma la prima fornisce indicazioni anche sul commercio etico e responsabile. Certificare gli imballaggi con la FSC e PEFC è fondamentale per garantire la sostenibilità del packaging. Infine, i marchi collettivi geografici, che garantiscono l'origine, la qualità e la natura di un determinato prodotto, potrebbero valorizzare maggiormente un prodotto ortofrutticolo sul mercato".

Gabriele Muzio, responsabile area tecnica dell'Associazione delle piccole e medie imprese di Torino e provincia, è intervenuto sulle prospettive per gli imballaggi monouso in plastica, alla luce delle recenti normative nazionali a comunitarie per la riduzione dei rifiuti e la promozione dell'economia circolare.

Egli ha affermato che oggi, in materia d'imballaggi, l'invito è sostituire le materie prime vergini con polimeri di riciclo e ridurre il packaging. "Ma in ortofrutta la confezione, che deve essere accattivante per incentivare gli acquisti, svolge un ruolo di cruciale importanza soprattutto per il marketing del prodotto. Tra l'altro, il riutilizzo del packaging non sarebbe molto salubre, e perciò in questo comparto si preferisce il monouso. Sarebbe auspicabile ridurre le quantità di imballaggi plastici immessi sul mercato, anche se il settore delle bioplastiche è in forte crescita, l'offerta è in aumento, allo stesso modo per la ricerca e la diversificazione in tale settore".

"Altro aspetto cruciale per quanto riguarda il packaging - ha continuato Muzio - è che non ci sono etichette chiare che informano i consumatori su come verrà gestito l'imballaggio. Sarebbe opportuno creare delle informazioni aggiuntive in etichetta che parlino della confezione, fruibili attraverso uno specifico QR code".

In conclusione, l'ingegnere Sergio Bini, presidente dell'Associazione Italiana Cultura della Qualità Centro Insulare e docente di Gestione delle risorse umane e del benessere organizzativo presso l'Università LUMSA di Roma, ha posto l'accento sul ruolo dell'associazione di cui è presidente per poter aiutare i produttori a destreggiarsi tra i vari input che vengono loro continuamente trasmessi.