Le recenti gelate, che hanno causato danni in certe aree frutticole del nord d'Italia, hanno fatto tornare l'attenzione sui sistemi antibrina anche per le drupacee. Fra l'altro, il 2020 era stato caratterizzato in Emilia Romagna da una gelata ben più devastante e, anche in quel caso, chi era attrezzato con irrigazioni antibrina ha salvato, in parte o quasi del tutto, il raccolto.
In Romagna opera, in collaborazione con il Consorzio Agrario di Ravenna, la ditta Idrologica che si occupa anche di sistemi di difesa attiva.
"Il nostro lavoro - spiega Claudio Tassinari di Idrologica - ha la finalità di mettere a punto dei mezzi di difesa contro le avversità abiotiche, come le gelate. Come già risaputo, il sistema più efficiente è rappresentato dall'antibrina soprachioma, che protegge la coltura fino a temperature di -5° / -6°C, ma richiede un cospicuo fabbisogno di acqua, almeno 45 mc/ora/ettaro".
Naturalmente, occorre anche che il frutteto abbia un efficiente sistema drenante, poiché immettere 45 metri cubi di acqua all'ora per 8 o 10 ore potrebbe poi danneggiare le piante stesse.
"Molto interessante - aggiunge Tassinari - risulta anche l'antibrina sottochioma, che protegge la coltura fino a -3° C, ma con un fabbisogno idrico praticamente dimezzato rispetto il sistema precedente. Non solo, un altro settore di attività in cui Idrologica è molto attiva è l'utilizzo della sensoristica per la rilevazione dei parametri ambientali: molto utile per razionalizzare l'uso dell'acqua irrigua, ma anche per l'utilizzo dei sistemi di supporto alle decisioni (DSS), ai fini di un impiego mirato dei prodotti fitosanitari nei confronti delle principali avversità delle colture".
Per maggiori informazioni
https://www.consorzioagrarioravenna.it/idrologica/