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La campagna arancicola siciliana ora guarda alle varieta' tardive

La campagna arancicola 2020/21 non è stata una delle più semplici per il comparto produttivo. La situazione commerciale generale, escluso un timido rilancio dovuto al ritorno delle temperature basse in questi ultimi giorni, non differisce molto dalla tendenza poco brillante che ha connotato l'intera stagione.

La chiusura con prezzi alti della scorsa campagna ha influito sull'apertura di quella in corso, inducendo gli operatori ad adottare una condotta di continuità. Il mercato però ha reagito diversamente, complice una produzione abbondante e non sempre in linea con i soliti altissimi standard dell'arancia siciliana: ciò ha spinto al ribasso i prezzi. La chiusura dei canali Horeca e una generale flessione dei consumi a causa della pandemia hanno poi fatto il resto, con una flessione del 20% nelle vendite durante il primo trimestre 2021.

Il rapporto Ismea sul segmento che chiarisce come l'incremento dell'offerta nazionale ed europea abbia determinato una flessione generalizzata dei listini all'origine, rispetto alla campagna 2019/20. La diminuzione dei prezzi è stata rilevata sulle principali piazze e per le varietà più importanti. In ottobre e novembre, l'avvio della campagna 2020/21 era stato contraddistinto da un buon esordio: infatti, i quantitativi di prodotto esitati erano piuttosto limitati e le quotazioni risultavano in aumento sia rispetto all'anno precedente sia rispetto alla media dell'ultimo triennio. Una volta entrata la campagna nel vivo, la situazione di mercato si è progressivamente deteriorata".

"A partire dal mese di dicembre, le quotazioni all'origine mostravano un netto divario sia rispetto alla campagna 2019/20 (-8,5%) sia rispetto al dato medio del triennio precedente (-2,1%). In gennaio e febbraio, tale forbice si è ulteriormente ampliata, evidenziando una perdita del 16% su base annua e del 6% rispetto al triennio 2017-2019. Tale andamento, tuttavia, non è generalizzato e non mancano eccezioni sia a livello di singole varietà sia di singole piazze di mercato".

L'Ismea chiarisce come "nell'attuale congiuntura di mercato risulta molto importante il ruolo svolto dall'industria dei succhi che, dopo l'azzeramento delle scorte dovuto a due campagne con scarsi raccolti, ritira e lavora ingenti quantitativi di arance, soprattutto frutti medio-piccoli, alleviando in tal modo la pressione sul fronte dell'offerta, resa particolarmente pesante anche dal concomitante incremento della produzione mediterranea".

La Sicilia, nel contesto produttivo italiano, è la prima regione per superficie investita ad arance, con circa i due terzi del totale nazionale, ma allo stesso tempo è anche l'area che mostra la maggior riduzione su base annua (-3,5%) a causa soprattutto della flessione nelle province di Catania (-500 ettari in produzione rispetto al 2019), Agrigento (-370 ettari) e Messina (-1.000 ettari).*Dati Ismea.

Ultimo di una serie di problemi registrati quest'anno è dato dall'eruzione dell'Etna, le cui ceneri stanno provocando seri danni ai frutti e all'apparato fogliare degli alberi. Un produttore ha parlato di una perdita del 50% della produzione sulla pianta. Le zone colpite sono quelle sul versante mare del vulcano.