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Ferro, plastica, legno e petrolio

Aumentano i prezzi delle materie prime: il commento di un operatore del comparto agricolo

In pochi mesi, ferro (+40%), petrolio (+53), legno (+7), rame (+26%) e altre materie prime segnano un aumento delle quotazioni. Una significativa ascesa dei prezzi che sembra proseguire già dallo scorso autunno. Pure la plastica tocca un nuovo record, con prezzi in forte aumento per pet, polipropilene e pvc. Le imprese italiane operanti nelle lavorazioni metalliche o nella produzione di reti e film termoplastici sono molto preoccupate e temono un probabile blocco produttivo.

"Di solito mi scaricavano il materiale metallico 3 volte a settimana; ora, però, si tende a ridurre volumi e forniture. La materia prima scarseggia ovunque, i fornitori non riescono ad assicurare quantità e costanza nelle spedizioni", così spiega un operatore meridionale specializzato nella fabbricazione di strutture serricole, aggiungendo: "Ogni giorno, l'intero ufficio commerciale è impegnato nelle valutazioni e nel cercare di accontentare i clienti che firmano in ritardo contratti ormai datati; quei preventivi realizzati quando il prezzo della materia prima era più basso. Ad esempio, un palo per il vigneto è aumentato di oltre il 40%, in poco tempo. Non lo nego, a volte ci rimettiamo, ma cerchiamo di fare il possibile per gli imprenditori agricoli che decidono comunque di investire in questo periodo difficile".

"Il prezzo del ferro cambia nel giro di 24 ore, con picchi anche di 7 punti percentuali rispetto al giorno precedente. Di conseguenza, i preventivi non sono più validi, poiché il prezzo è variato. Non è facile poi far capire al cliente le attuali vicissitudini commerciali. Molti ci rinunciano e posticipano l'investimento nei mesi futuri. Diverse sono le imprese che hanno deciso di fermarsi e chiudere temporaneamente gli impianti: non conviene produrre. E' troppo caro!".

A determinare questo incremento delle quotazioni è proprio l'economia asiatica. Il mercato cinese sta aumentando in modo notevole gli ordinativi, provocando così un'impennata dei prezzi. "L'incertezza generale causata dall'emergenza sanitaria tende a ridurre gli investimenti. A questo, poi, si aggiunge il forte rincaro di alcune materie prime, che non fa altro che deprimere maggiormente la domanda, già di per sé molto timida. E' uno dei periodi più brutti della storia".