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Esportazioni di ortaggi coltivati in serra verso la Germania, è ancora Monaco la principale destinazione?

"Fino a 30 anni fa, il commercio e la distribuzione di ortofrutta nei mercati tedeschi era gestita prevalentemente da immigrati italiani, ciò permetteva una maggiore affinità nei contatti commerciali con noi produttori italiani. Progressivamente, e ormai da oltre un ventennio, i posteggi dei più grandi mercati tedeschi sono stati acquistati da commercianti di origine turca che, via via, hanno spostato parte dell'approvvigionamento verso il loro Paese d'origine".

Massimo Pavan

A dirlo è Massimo Pavan, uno dei maggiori conoscitori delle dinamiche commerciali ortofrutticole europee, attualmente presidente del Consorzio di Tutela della Carota Novella di Ispica, coordinatore nel Comitato O.I. Pomodoro da Mensa, componente il CdA del Consorzio di Tutela del Pomodoro di Pachino Igp e con alle spalle decine di incarichi prestigiosi nell'agone internazionale dell'ortofrutta.

"Cionondimeno - ha proseguito l'esperto - la Germania continua a essere il primo mercato di sbocco per le nostre orticole da serra, anche grazie alla vicinanza geografica che, pur risentendo di una viabilità difficile, permette di consegnare le nostre merci a Monaco di Baviera in tre giorni. In questo modo, riusciamo a mantenere lungo l'intera logistica, articolata e complessa, una grande freschezza, garantendo il valore aggiunto di un prodotto italiano".

Oggi, tuttavia, la principale destinazione tedesca per le referenze orticole da serra siciliane (che costituiscono il grosso della produzione italiana) non è Monaco, bensì sono le varie piattaforme della GDO, dislocate su tutto il territorio della Repubblica Federale, compreso ovviamente il grande mercato della città bavarese. Nel corso del tempo, diminuendo i volumi di vendita del commercio puro all'interno dei mercati ortofrutticoli tedeschi, gli spazi vuoti sono stati progressivamente occupati dalla grande distribuzione organizzata, che oggi è presente fisicamente nei maggiori mercati tedeschi.

"Il grosso della produzione che arriva in Germania è certificata - ha spiegato Pavan - Non è possibile lavorare all'interno di questo mercato in assenza delle principali certificazioni richieste dalla GDO Internazionale, come GlobalGAP, GRASP, IFS etc..etc.. Il prodotto italiano destinato alla Germania, come del resto la quasi totalità delle orticole coltivate nel Belpaese, di conseguenza, è un prodotto oltremodo garantito, anche se deve confrontarsi con una forte concorrenza comunitaria ed extracomunitaria. In quest'ultimo caso, il confronto è particolarmente acceso sugli standard produttivi che, pur mantenendo chiari i fattori multiresiduali, si basano su concetti etici e sindacali molto diversi rispetto ai nostri. Da qui, anche un divario sul prezzo che rimane elemento determinante, indipendentemente (purtroppo) dalla provenienza geografica e dei processi di produzione".

Un punto a favore della GDO tedesca è costituito dalla politica delle promozioni che i supermercati di quel Paese finanziano in toto o in gran parte con mezzi propri, non rivalendosi sui produttori, ovvero i fornitori che sono già abbastanza soggetti a tante variabili e che difficilmente sopportano anche la retroattività di iniziative pubblicitarie, spesso non condivise, come avviene in Italia. D'altra parte, l'UE non si è ancora dimostrata in grado di governare una politica dei prezzi che possa armonizzare il divario inevitabile che esiste tra gli aerali produttivi che si affacciano a sud e a nord del Mar Mediterraneo.

Qui Pavan cita un esempio pratico: "Nessuno, da questa sponda del Mediterraneo, sopporta bene i famosi accordi euro-marocchini, specialmente perché i dazi applicati sono insufficienti a tutelare gli scambi commerciali per le nostre referenze, pomodori in testa, dato il loro maggior valore intrinseco. Le tariffe doganali attualmente applicate posso andar bene per il pomodoro tondo liscio, ma non per quello a bacca piccola, come per esempio il ciliegino, che ha un costo di produzione più alto. Quel che andava fatto era di allineare, ovvero diversificare il dazio, per costo di produzione, a seconda della tipologia del pomodoro".

"Faccio un esempio pratico - aggiunge il manager - Se il costo di produzione in Europa del pomodoro tondo è di 0,70 euro/kg e in Marocco costa 0,40 euro/kg, il dazio, per perequazione, deve essere di 0,30 euro al kg. Fin qui tutto bene, ma se il dazio sul pomodoro rimane sempre lo stesso, a prescindere dalla tipologia, è chiaro che per il ciliegino la stessa tariffa non va bene, perché il suo costo di produzione è di 1,00 euro/kg. Bisogna pertanto lavorare affinché Bruxelles crei un break even, cioè un pareggio attraverso un dazio differenziato per i diversi costi. Non pretendiamo che vengano toccati gli accordi, ma che siano almeno rivisti in un'ottica di correttezza formale e sostanziale".

Vediamo più da vicino un po' tutte le principali referenze orticole da serra esportate dall'Italia alla Germania. Secondo quanto indicato (da qui in avanti) dal CSO Italy, l'export di ortaggi (e legumi) italiani indirizzati in Germania annualmente ammontano a circa 330.000 tonnellate (media delle ultime cinque annate) ma con un trend in flessione se si considera il periodo dal 2016 al 2020.

La campagna 2016 segna l'apice dell'ultimo quinquennio con quasi 370.000 tonnellate mentre le annate seguenti si sono stabilizzate su volumi pari o al di sotto delle 321.000 tonnellate. Mensilmente il periodo di maggior export si concentra tra gennaio e maggio e nuovamente nel bimestre novembre-dicembre e copre mediamente circa l'88% dei volumi totali nelle annate prese in considerazione. Nello specifico l'export di zucchine, melanzane, peperoni e pomodori insieme rappresentano circa il 28% sul totale ortaggi che giungono annualmente in Germania.

A livello nazionale le zucchine evidenziano un andamento in crescita sia negli investimenti che nelle produzioni se consideriamo l'ultimo quinquennio, inoltre il 2020 chiude con oltre 19.000 ettari a zucchine comprensive sia del pieno campo che della serra con un raccolto che sfiora quasi le 590.000 tonnellate annue, in assoluto le più elevate dal 2016.

Tra le specie che andiamo ad esaminare le zucchine sono di gran lunga le maggiormente inviate sui mercati tedeschi con una media di quasi 55.000 tonnellate annue (il periodo di riferimento è sempre dal 2016 al 2020), la tendenza è stata in calo fino al 2019 con una ripresa durante l'ultima annualità. L'export più elevato è stato proprio nel corso del 2016 quando furono mandate oltre 76.000 tonnellate; il 2020 chiude con più di 45.000 tonnellate di zucchine italiane inviate sui mercati tedeschi, in crescita di circa il 30% sui volumi del 2019 e quantitativi che si collocano più vicini a quelli spediti nel 2018.

I peperoni italiani vengono coltivati su una superficie media di circa 10.500 ettari corrispondente ad una produzione che mediamente si aggira a quasi 180.000 tonnellate annue (periodo 2016-2020), sia gli investimenti che il raccolto denotano una leggera flessione nel tempo. I peperoni inviati sui mercati tedeschi si aggirano a poco più di 10.000 tonnellate medie annuali; il trend è in flessione a partire dal 2017 che con circa 17.800 tonnellate registra le più elevate esportazioni dell'ultimo quinquennio. Il 2020, al contrario, segna i volumi più contenuti dal 2016 con poco meno di 7.000 tonnellate (-21% rispetto ai quantitativi spediti nel 2019).

Durante il 2020 i maggiori volumi sono stati spediti tra giugno e agosto e hanno coperto il 36% del totale mentre tra febbraio e aprile è stato inviato il 29% del complesso. In tutte le annualità prese a riferimento i mesi autunnali e di inizio inverno mostrano un export più contenuto.

Un altro prodotto che esportiamo in Germania in maniera abbastanza contenuta è la melanzana, a livello nazionale le superfici dedicate a questo prodotto si aggirano su poco meno di 10.000 ettari, anche in questo caso si evince un trend in lieve calo corrispondente ad una produzione attorno a poco più di 300.000 tonnellate annue (media 2016-2020) caratterizzata da solo leggeri scostamenti annuali; verso i mercati tedeschi giungono mediamente circa 10.000 tonnellate annue e nel corso dell'ultimo quinquennio i volumi sono stati sostanzialmente stabili con solo piccole oscillazioni. Tra le annate prese a riferimento il 2020 mostra il maggior export annuale con poco più di 12.000 tonnellate. Durante l'ultima stagione commerciale gli invii più cospicui sono avvenuti nel periodo tra maggio e settembre con agosto che spicca con quasi 2.000 tonnellate di melanzane, in assoluto il quantitativo più alto delle ultime cinque stagioni.

La produzione annua del pomodoro coltivato in Italia, comprensivo della componente in serra e in pieno campo, è mediamente di oltre 1.000.000 di tonnellate frutto di quasi 25.000 ettari annui coltivati dal 2016 al 2020; delle stagioni prese in esame solo nel 2017 e 2018 si rileva un calo sia negli investimenti che nelle produzioni, le restanti annate sono in linea con il dato medio. Il pomodoro da mensa esportato in Germania si attesta a poco più di 18.000 tonnellate (media 2016-2020) ma con un andamento altalenante nel tempo; l'annata più favorevole è stata il 2016 con quasi 27.000 tonnellate inviate, il volume più alto del periodo osservato, a cui è seguito un crollo l'anno successivo e una lieve ripresa nel 2018 che vedeva chiudere la campagna con circa 18.000 tonnellate complessive. Nel 2019 le esportazioni di pomodori segnano il dato più contenuto con poco meno di 15.000 tonnellate per risalire nuovamente nel 2020 con volumi in linea con il 2018.

L'analisi mensile mette in evidenza un export concentrato maggiormente nel periodo invernale usufruendo delle coltivazioni in serra nel Meridione d'Italia dove la coltura del pomodoro è principe. Durante le ultime due campagne sono incrementate le spedizioni nel mese di dicembre rispetto agli anni precedenti (con una quota tra il 25% e 30% del totale annuo) mentre calano quelle in aprile (dal 12% del 2016 al più attuale 2% dell'ultima stagione), costanti e sempre sostenuti gli invii tra gennaio e marzo che mediamente coprono non meno del 30% del totale esportato sui mercati tedeschi.