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L'Albania chiede prodotto, ma c'è un perche'

Arance: la crisi riguarda tutti

La domanda per le arance italiane sembra essersi arrestata ormai da troppi giorni: una crisi che non riguarda soltanto le aziende siciliane, ma anche altri areali specializzati in questa coltivazione, come, ad esempio, l'intero arco ionico. "Queste sono le ultime settimane di vendite, prima dell'arrivo sul mercato di altri prodotti primaverili che, come avviene ogni anno, rubano lo spazio agli agrumi. Speravamo di chiudere la campagna senza troppi problemi, a compensare un'annata non proprio brillante; purtroppo, non sembra sia andata come ci aspettavamo", spiega un commerciante della provincia di Taranto.

"La richiesta si è ridotta notevolmente, non soltanto in Italia, ma anche in Europa. Una campagna agrumicola difficile, caratterizzata da una parte da rese elevate e, dall'altra, da un canale Horeca rimasto chiuso per buona parte dell'anno. Attualmente, i prezzi di vendita in campagna per varietà Navel (raccolta esclusa) sono di 0,10-0,15 €/kg, quotazioni più che dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2020. Eppure eravamo partiti alla grande, per poi rallentare a fine novembre, al punto che i produttori hanno preferito consegnare il prodotto alle industrie, nonostante i compensi non superassero i 0,07 €/kg".

"L'Albania, amante delle spremute, è forse l'unico Paesi a richiederci un po' di merce in più, ma anche qui c'è una spiegazione. Infatti, i buyer albanesi sono soliti avere rapporti commerciali con la Grecia, ma le condizioni climatiche gelide di alcune settimane fa, con temperature di -7/-8°C, hanno fatto congelare buona parte delle produzioni greche, rendendole quindi non commercializzabili. Per quanto riguarda la varietà Tarocco, invece, siamo ormai alle battute finali; qui le cose sembrano andare meglio, ma non vanno certo a ristabilire un'intera campagna. Ci rifaremo alla prossima stagione, con la speranza di poter quantomeno contare su un pensiero in meno: il Covid-19".