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Lo sfogo di un operatore del nord d'Italia

"Ecco quanto e' tartassato un magazzino privato"

Si fa presto a buttare la croce sulle strutture private di commercializzazione della frutta o verdura, specie quando i conti non tornano. Un operatore del nord d'Italia ci ha inviato questa lettera, cercando di fare capire che la burocrazia, le tasse e le spese fisse (a volte anche inutili) costituiscono un fardello per ogni realtà commerciale.

"Quando in tv qualcuno parla e punta il dito credendo di sapere chi moltiplica il valore dei prodotti agricoli, vorrei che costui creasse una struttura di commercializzazione, solo per rendersi conto di cosa significa averne una. Prima di tutto, noi ritiriamo i prodotti ortofrutticoli e li paghiamo quasi subito, mentre dalla GDO incassiamo a 120-180 giorni dopo la vendita. Ai nostri produttori, noi non diamo un acconto a metà anno e il saldo dopo mesi e mesi, ma diamo tutto quasi subito".

Ma non solo: l'operatore fa un elenco delle spese: "Pagare trasporto, stoccare e conservare in celle moderne per mesi i prodotti, subire il calo peso e lo scarto per deperimento e fisiopatie, lavorare con personale addestrato che costa 14 euro l'ora, inclusi i contributi. Per insegnare ai lavoratori a riconoscere i difetti dei frutti non ci sono scuole, serve la pratica, e per formare un lavoratore occorre almeno un anno, perché arrivi a conoscere il ciclo e le lavorazioni di tutte le tipologie di frutta".

Foto d'archivio

"E che dire poi delle analisi chimiche? Noi ne effettuiamo almeno 150 l'anno, con una spesa di circa 20mila euro, al fine di soddisfare tutte le richieste dei clienti. Nonostante questo autocontrollo, dobbiamo pagare la tassa sulle analisi per il lavoro dell'Asl. Solo che qua l'Asl non si è vista mai nemmeno una volta, eppure la tassa è da pagare lo stesso".

"Inoltre, i nostri magazzini privati versano decine di migliaia di euro l'anno per l'IMU, mentre le faraoniche strutture delle cooperative no: questa mi sembra una concorrenza sleale, perché io come privato parto già in svantaggio nella competizione sul mercato. Volete sapere di altre tasse assurde? 2500 euro per la sicurezza relativa alla messa a terra, mentre fino a pochi mesi fa erano 500 euro".

Il titolare continua poi con un'altra serie di costi attinenti al magazzino: "Controllo recipienti a pressione, valvole ammoniaca, sensori in sala macchine, pagamento ingegnere per la firma e l'Asl, analisi nella torre condensativa e spese per il responsabile tecnico per la verifica per la legionella. Se poi vogliamo una piccola insegna con il nostro nome, sono altre migliaia di euro, a seconda delle dimensioni".

"Infine, a nostre spese vi sono il materiale per il personale: scarpe antiinfortunistica, guanti, cuffie, camici, mascherine. Inoltre vanno organizzati i corsi di formazione in sicurezza, antincendio, pronto soccorso, RSPP. E che dire delle varie certificazioni che tutti pretendono: GlobalGAP, Grasp, IFS, Haccp, BRC che costano svariate decine di migliaia di euro a seconda delle dimensioni e del numero degli agricoltori?".

"Non dico che siano tutte spese inutili, ci mancherebbe... Ma chiedo ai non addetti ai lavori di provare a gestire una struttura in modo da far quadrare i conti quando, ogni giorno, saltano fuori nuove tasse e balzelli, e col mercato che magari paga poco a causa della crisi".