"Il comparto sementiero è una nicchia per cui i presidi fitosanitari esistenti in commercio non sempre sono autorizzati e non esistono incentivi di mercato a svilupparne di nuovi. Per questo è necessario un impegno maggiore da parte delle Istituzioni, per un quadro normativo ad hoc per un loro utilizzo sostenibile e maggiori investimenti in ricerca pubblica". Lo afferma Stefano Patrizi, responsabile del settore agroalimentare di Legacoop Romagna.
I rappresentanti delle sette Cooperative Agricole Braccianti (CAB) di Ravenna e Legacoop Romagna chiedono all'unanimità la regolamentazione dell'impiego dei presidi fitosanitari nella coltivazione di piante destinate alla produzione di sementi. Le CAB, nel cercare di raggiungere l'obiettivo del 25% delle superfici agricole coltivate a biologico (con uno sforzo importante dall'attuale 16%), sono disponibili a investire nella produzione di sementi bio, soprattutto se vi sarà la volontà politica di superare problematiche tecniche, come nel caso del divieto assoluto di coltivazione di colture parallele, che spesso frenano lo sviluppo del biologico, in contrasto con gli indirizzi generali.
"Anche in questo campo - sottolinea Massimo Bondi, direttore di Promosagri - rimane incerta un'equa valorizzazione delle produzioni, senza la quale qualsiasi discorso sulla sostenibilità è vano, mentre è fondamentale promuovere il seme di qualità certificato, al fine di contenere le fitopatie e mantenere alta la qualità delle produzioni sementiere".
Le sementi sono perlopiù coltivate secondo i disciplinari per la produzione integrata, sebbene comincino a crescere pure i terreni dedicati alle sementi bio, anche sulla scia di indirizzi politici che virano in questa direzione. Il primo gennaio 2022, infatti, entrerà in vigore il nuovo Regolamento CE 848/2018 sull'agricoltura biologica che, oltre a normare le sementi bio, ne consiglierà fortemente l'uso, mirando, auspicabilmente, al superamento dell'attuale sistema delle deroghe che consente di utilizzare in agricoltura biologica anche seme non certificato bio.
Un passo importante per il settore, che si sommerà a quanto prevede la nuova legge italiana sul biologico, visto che le strategie europee mirano a raggiungere entro il 2030 il 25% dei terreni agricoli in agricoltura bio. La volontà è chiara, tuttavia mostra alcune criticità.
Nel 2020, le CAB hanno dedicato a sementi il 45% dei loro terreni. Di questi, 255 ettari erano a orticole e vivai di orticole e 245 ettari di coriandolo.