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Parla Massimo Scozzoli, l'imprenditore che ci ha messo la faccia

Suggerimenti alla Commissione europea per nuove regole: solo quattro interventi dall'Italia

La Commissione Europea, prima di procedere con una eventuale modifica degli standard di commercializzazione dei prodotti agricoli, compresi gli ortofrutticoli freschi, ha dato la possibilità di avanzare suggerimenti da parte di tutti gli Stati membri. Sono giunti 156 interventi da tutta Europa (clicca qui per l'elenco completo), di cui solo 4 dall'Italia, nonostante si tratti di una delle maggiori nazioni produttrici ed esportatrici di frutta e verdura.

L'imprenditore ortofrutticolo Massimo Scozzoli ha scritto: "E' mia opinione che sia buona norma in tutti i paesi dell'Unione Europea il rispetto delle buone pratiche di coltivazione, ma anche il rispetto per chi coltiva e produce queste derrate. Solo rispettando queste condizioni si potrà ottenere una produzione ottimale di alimenti, anche se è vero che il problema è l'uniformità di normative e regolamenti di tutti i paesi dell'Unione europea. Le regole dovrebbero essere estese anche a tutti quei paesi extra UE che esportano prodotti verso l'UE, sia per quanto riguarda il rispetto delle maestranze lavoratrici (forza lavoro manuale e non) sia in materia di rispetto dei massimali di residui di fitofarmaci ammessi, nonché gli stessi principi attivi consentiti. Non è pensabile, infetti, che vi siano prodotti importati che contengono, a causa di accordi bilaterali tra governi sovrani, principi attivi non ammessi per le analoghe produzioni europee. Penso che ciò costituisca una condicio sine qua non, cioè una premessa irrinunciabile affinché il principio di commercializzazione all'interno della comunità europea sia veramente equo e giusto".

Massimo Scozzoli di Forlì

Ha poi continuato Scozzoli: "Ritengo questi paletti dei principi basilari per avere una norma di commercializzazione, e quindi di consumo, dei prodotti agricoli. Insomma: quando si parla di cibo penso che serva una base condivisibile da parte di tutti gli attori di questa revisione. Ritengo quindi che l'azione della Ue nei confronti dei produttori agricoli debba essere meno invasiva per quanto riguarda l'eccessiva scelta Green, ricordando che comunque un buon agricoltore o imprenditore agricolo ha tutti gli interessi ad avere un'azienda sostenibile, cioè che si sostenga e che sia in grado di offrire prodotti qualitativamente e organoletticamente ottimi, quindi di porsi sul mercato sapendo di poter accontentare i gusti dei consumatori finali con prodotti buoni e salubri. Oltretutto, sarebbe opportuno che l'UE consigliasse ai Paesi membri di rispettare le stagionalità delle produzioni in vendita all'interno delle nazioni stesse, onde evitare che prodotti ad alta deperibilità possano essere venduti con trattamenti non rispondenti alle normative europee".

Un agronomo italiano, senza mettere il suo nome, ha scritto: "Occorre superare i vecchi parametri che entravano nel merito di ogni singolo prodotto e stabilire l'assenza di contaminanti pericolosi facilmente riconoscibili, come muffe o altri tipi di contaminanti (insetti, funghi o altro). E' necessario abolire i parametri minimi dimensionali che creano solo sprechi e sottostare alle regole dei singoli clienti che (soprattutto nel caso delle GDO) hanno parametri ben delineati per ogni tipologia di ortofrutta da acquistare. Semplificare è l'unica via".

Vi sono poi altri due commenti dall'Italia, ma praticamente identici:
Il VOG (Consorzio delle cooperative frutticole altoatesine) è intervenuto scrivendo "VOG è lieto di avere l'opportunità di commentare l'Inception Impact Assessment (IIA) della Commissione Europea sulla revisione delle norme di commercializzazione UE per i prodotti agricoli. Crediamo che le norme di commercializzazione dell'UE siano uno strumento essenziale che serve come un linguaggio comune per garantire prodotti di qualità, un quadro di concorrenza leale, una giusta e corretta frammentazione del mercato, evitando allo stesso tempo la proliferazione di diverse norme di commercializzazione tra gli Stati membri. Infatti, le norme di commercializzazione dell'UE creano un campo di gioco uniforme e aiutano l'intera catena alimentare contro la disinformazione, l'etichettatura impropria e le attività fraudolente. Il VOG accoglie generalmente con favore gli obiettivi della Commissione per la revisione delle norme di commercializzazione UE per i prodotti agricoli e ritiene che per il settore europeo delle mele le norme di commercializzazione specifiche esistenti siano un buon strumento per assicurare prodotti di qualità ai consumatori europei".

Assomela è intervenuta con il medesimo commento qui sopra riportato.