Dopo un lieve rialzo delle quotazioni, qualche settimana fa, in coincidenza con l'abbassamento delle temperature, i prezzi dei carciofi siciliani sono precipitati nuovamente ai minimi storici.
Enzo Rametta
Ne abbiamo parlato con Enzo Rametta, produttore e commerciante, specializzato nel settore cinaricolo. L'imprenditore, lo scorso venerdì 5 febbraio, aveva inscenato una ironica manifestazione di protesta al MAAS di Catania, collocando un asinello di plastica in cima a un cumulo di carciofi, per rappresentare le condizioni in cui versa l'agricoltura siciliana.
Alla domanda se l'asinello intendesse rappresentare gli agricoltori o la classe dirigente che regola le sorti dell'economia, l'imprenditore – sorridendo - non ha voluto rispondere. Ci siamo tenuti il dubbio, procedendo a raccogliere altre dichiarazioni.
"Un esordio di stagione con quotazioni a dodici centesimi di euro a capolino - ha dichiarato - è stato il prologo che ha segnato il destino di un'intera campagna. E, infatti, tranne una breve parentesi comunque non entusiasmante, adesso siamo nelle stesse condizioni di dicembre. A malapena la merce premium riesce a spuntare un prezzo attorno ai venti centesimi di euro a capolino, per il resto non si va oltre i 15 /16 centesimi".
"Le motivazioni che hanno portato a questo andamento commerciale - ha continuato Rametta - sono molteplici ed è difficile dire quale elemento prevalga sugli altri nell'affossare il nostro settore. Da una parte, c'è una concorrenza spietata che ci minaccia dal Nord Africa, che invade letteralmente anche i nostri mercati regionali, figuriamoci le altre piazze sul territorio nazionale e all'estero. In Europa, ormai, il nostro carciofo è praticamente surclassato dal prodotto a basso prezzo egiziano, tunisino".
"Mentre noi siamo obbligati, giustamente, a seguire i dettami della legge italiana - ha stigmatizzato l'imprenditore - con prezzi di produzione che oscillano da 4 a 5 mila euro a ettaro, continuiamo a ignorare gli standard produttivi che si applicano dall'altra parte del Mediterraneo".
"Inoltre, a farci letteralmente impazzire - ha riferito Rametta - sono i cambiamenti climatici. Un'estate, quella del 2020, lunghissima cui è seguito un inverno strano fatto, anche di gelate e di piogge battenti, durato poche settimane, per poi ritrovarci ai primi di febbraio con temperature di 25 °C. E' chiaro che il carciofo, essendo un prodotto invernale, a queste temperature non sia molto richiesto e infatti i consumi si sono notevolmente ridotti".
"Insomma, siamo circondati da ogni sorta di fattore negativo - conclude Enzo Rametta - e non possiamo contare sull'aiuto di nessuno. Ecco il perché di una protesta che vede un asinello in cima al nostro prodotto: è l'emblema del fatto che siamo un popolo di lavoratori senza tutela, in balia delle leggi del mercato, della natura, dello Stato. Nonostante tutto, sempre e comunque noi saremo qui a fare il nostro dovere, ma siamo sicuri che anche le istituzioni preposte facciano tutto il possibile per noi?".