Secondo dati Ismea, nell'ultima settimana di gennaio 2021 si è registrato un calo di offerta di finocchio, a seguito delle basse temperature che hanno rallentato lo sviluppo vegetativo del prodotto, e, in particolare, sulle piazze di Bari, Brindisi e nell'areale napoletano si è riportato un aumento dei prezzi medi. Lo stesso andamento però non si registra ora, nonostante sia presente una costante richiesta.
(Foto d'archivio)
"Le richieste di finocchio sono più o meno stabili, ma al momento registriamo circa 18 °C. Quindi la situazione climatica è diametralmente opposta. Dieci giorni fa, c'è stato un abbassamento della temperatura, con qualche gelata, ma ora fa anche troppo caldo rispetto al periodo dell'anno. Le piante sono sottoposte a un forte stress, ma la merce di sicuro non manca. L'unica differenza la fa la qualità", spiega Gennaro Paolillo che, insieme ai fratelli Ciro e Mariapia, è socio fondatore dell'azienda campana Paolillo, specializzata in finocchio.
(Foto fornita dall'azienda Paolillo)
"L'andamento commerciale è legato principalmente alla qualità del prodotto, più che al clima", conferma Ciro Paolillo, responsabile della lavorazione e della vendita. "Chi ha un buon prodotto non ha problemi a posizionarlo sui mercati. Questo vuol dire però che ci sono sufficienti quantitativi di finocchio di qualità inferiore, che condizionano i prezzi al ribasso. La forbice, al momento, va da 0,50 a 1,20 euro/kg e ciò crea anche una notevole confusione".
"Per quanto ci riguarda, nell'arco del 2020 abbiamo lavorato di più rispetto al 2019, registrando un 10% in più di fatturato. A livello di vendite e consumi, quindi, non possiamo lamentarci. A gennaio 2021, segniamo un ulteriore segnale positivo rispetto allo stesso mese nei due anni precedenti", continua Ciro. "Si lavora a settimana, quindi le prospettive - anche a breve termine - sono difficili da determinare".
Molto bene il mercato italiano, meno quello estero
"Se in Italia l'andamento commerciale e le vendite sono proseguite discretamente, nell'anno del Covid-19 abbiamo lavorato meno con i mercati esteri. La forte concorrenza e la guerra ai prezzi non facilitano gli scambi commerciali, notevolmente influenzati anche da un'incertezza generale. Inoltre, la richiesta è stata più scarsa", conclude Ciro Paolillo.