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Al Forum Cdo faccia a faccia fra favorevoli e contrari

Farm To Fork: il dibattito entra nel vivo

Farm to Fork è la strategia con cui l'Unione europea intende declinare il Green Deal, la proposta legislativa per un'agricoltura sempre più rispettosa dell'ambiente. Se ne è parlato venerdì 29 gennaio 2021 durante la sessione pomeridiana del Forum della Cdo Agroalimentare.

Per ravvivare il dibattito, gli organizzatori hanno creato una sorta di "scontro" con i "sostenitori" da una parte e "i contrari" dall'altra. In realtà, i punti di contatto sono maggiori di quello che si possa pensare, perché per poter arrivare al reddito dell'azienda agricola serve comunque una mediazione e un punto di incontro.

Farm to Fork, letteralmente, significa "dalla fattoria alla forchetta", cioè dall'azienda al piatto del consumatore. Dalla parte dei favorevoli alla strategia vi erano Paolo Carnemolla (Federbio), Andrea Rigoni (Ad Rigoni di Asiago) e Alberto Bunino (azienda biodinamica Terre di Frutta). Di fronte a loro, Davide Vernocchi di Apo Conerpo, Leonardo Forte (Ad Aziende Agricole Forte), Luigi Fenati (Azienda agricola San Filippo).

I partecipanti al confronto

Tutti d'accordo sul fatto che l'uso della chimica va comunque ridotto ed applicato con criterio, integrando strategie alternative, anche perché nessuno ha il sadico interesse di spendere soldi e tempo se un trattamento non è indispensabile.

"Ma quando sento parlare di esplosione del bio - ha commentato Fenati - mi viene da ridere. Alcune statistiche indicano la superficie del biologico, in Italia, pari al 5%, di cui il 60% corrisponde a prati e pascoli. Purtroppo, negli ultimi anni sono aumentate anche le aziende biologiche solo nel nome: credo invece che serva una vera cultura e formazione per poter intraprendere questa strada".

Alberto Bunino ha portato il proprio esempio di azienda che fa reddito. "Coltiviamo 40 ettari di frutteto fra meli, peri e kiwi con sistema biodinamico. Non è una cosa che si improvvisa e servono tanti anni di lavoro. Tutto ruota attorno a una nuova concezione del terreno, che deve essere in equilibrio con le piante, in quanto è una parte viva e non inerte. Un esempio semplice: alcuni terreni estremamente stanchi, che producevano pochissimo a causa della monocoltura, sono migliorati nettamente con due anni di sovescio con colture biocide. Certi risultati non si ottengono con nessun trattamento".

"Gli agrofarmaci stanno alle piante come le medicine stanno agli umani - ha detto Forte - e tutti vorremmo evitarli o, per lo meno, non abusarne. Ma se tutti coltivassimo in regime biologico o biodinamico, non avremmo abbastanza produzione per sfamare il mondo".

Una provocazione è arrivata da Carnemolla: "Se la chimica di sintesi è così infallibile, come mai il settore delle pere è stato messo in ginocchio da un fungo conosciutissimo, come lo Stemphylium? Voglio dire che esistono dei sistemi biologici spesso più efficaci della chimica tradizionale".

Gli ha fatto eco Vernocchi, dicendo che la lotta integrata, con uso sempre più frequente di confusione sessuale e tecniche per il residuo zero, è una scelta ottimale e meno impattante. 

"Ricordiamoci che le nostre aziende - ha esordito Rigoni - esistono se soddisfano il consumatore. Nei prossimi anni, coloro che oggi sono bambini o giovani faranno la spesa in modo diverso rispetto ai loro genitori. E credo che cercheranno sempre di più il prodotto biologico".