Tutto il comparto ortofrutticolo, compreso quello delle noci, necessita di un'armonizzazione fra i principi attivi ammessi nella produzione nazionale ed europea rispetto a quanto viene prodotto, e poi importato, dall'estero.
"Nell'esempio delle noci - esordisce Michele Sciannimanica, direttore de Il Noceto - posso affermare con certezza che le noci italiane sono coltivate avendo a disposizione un numero ridotto di principi attivi. Invece, dall'estero arrivano produzioni con principi chimici vietati".
Michele Sciannimanica
In particolare, il direttore ricorda che in Cile e Stati Uniti è permesso l'uso dell'antibiotico kasugamicina, utilizzato contro la batteriosi.
"Oltreoceano possono utilizzare questo antibiotico a difesa delle produzioni, mentre in Italia è vietato. Solo che i nostri produttori perdono fino al 20% di noci in campo e poi una quota anche durante l'essiccazione, a causa della batteriosi. Eppure importiamo da quelle nazioni tanto prodotto che deprime il prezzo del nostro".
"Non sarebbe forse il caso di valorizzare i prodotti italiani ed europei, mettendo in evidenza le reali motivazioni di questi prezzi così bassi? O, meglio ancora, imporre dei dazi alle importazioni dei prodotti il cui basso prezzo è ottenuto a scapito dell'ambiente, e in totale inosservanza delle nostre regole a salvaguardia dell'ambiente? Abbiamo sollecitato più volte la politica su questo argomento, ma sembra che non si capisca che la tutela dell'ambiente non può essere fatta solo in alcuni territori, senza curarsi di quello che accade altrove".
Il Noceto conta 220 ettari in produzione e 460 in allevamento, tutti dislocati fra le province di Treviso, Venezia, Udine.
"Nella prima parte dell'anno si è assistito a un incremento del consumo di frutta in guscio, in particolare delle noci. Probabilmente, il valore salutistico del prodotto ha contribuito a questo un aumento nei consumi. Allo stesso tempo, vi è stata una contrazione delle vendite nello sgusciato. Grazie ai dati Ismea, siamo oggi in grado di dire che l'anno si concluderà sostanzialmente con un andamento positivo, anche se minore rispetto alle aspettative".
Continua Sciannimanica: "Possiamo infatti affermare che le vendite di noci in guscio da gennaio a novembre hanno avuto un calo del 2% in volume (da 29.300 tonnellate nel 2019, a 28.871 nel 2020), ma con un ottimo +5.8% in valore".
All'interno di questo calo, si nota che il confezionato è aumentato del 20%, e che quindi la flessione si deve alla diminuzione dell'acquisto di noci sfuse. Ciò probabilmente è una conseguenza dell'effetto Covid che, anche su molte altre tipologie di prodotti, ha orientato gli acquisti dei consumatori su prodotti ortofrutticoli già confezionati.
"Al leggero calo delle vendite in quantità hanno probabilmente contribuito due aspetti: la mancanza del momento conviviale, che nell'ultima parte dell'anno rappresenta la massima spinta al consumo di noci; e l'enorme incertezza da parte degli operatori su come affrontare questa nuova situazione in mancanza di un dato storico e in presenza di offerte di noci dall'estero a prezzi bassissimi".
"Infatti, quest'anno la nocicoltura italiana, dopo il disastroso 2019, ha aumentato di un 20-30% la produzione, mentre i prezzi bassissimi delle noci californiane hanno causato un rallentamento degli acquisti nei mercati ortofrutticoli, anche se, dati alla mano, nel periodo settembre dicembre 2020 è stato importato un 16% di noci californiane in meno rispetto all'anno precedente".
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