Nel 2020, la nocciola di Avella (cittadina in provincia di Avellino, in Campania) riceve il riconoscimento De.Co (Denominazione comunale di origine) valido sui prodotti in guscio, tostati, sgusciati o trasformati. Tale marchio è il risultato di un percorso triennale di partnership messo in atto dal Comune di Avella (con deliberazione del Consiglio Comunale n.53 del 29 dicembre 2017), supportato da un Comitato tecnico-scientifico.
Il disciplinare di produzione della Nocciola di Avella De.Co prevede che il prodotto agricolo fresco venga coltivato in provincia di Avellino, nella zona che comprende i comuni di Avella, Baiano, Sperone, Mugnano del Cardinale, Sirignano, Quadrelle fino a Monteforte Irpino. Il marchio interessa le seguenti cultivar della specie Corylus avellana: Mortarella (almeno 50%), San Giovanni (dal 10 al 30%) e nella restante parte Camponica, Riccia di Talanico, Tonda Bianca, Tonda Rossa, Onn'Aniello, Peluselle, Cap' 'e morte e Pall'escuppetta.
"Con il marchio De.Co - afferma Francesco Sodano, imprenditore dell'avellinese - si può ridonare lustro e redditività alla filiera corilicola avellinese (seconda produttrice nazionale di nocciole) che negli ultimi tempi si avviava verso un impoverimento, con costi di produzione elevati e con prezzi e richiesta in diminuzione. La denominazione De.Co è volta a garantire un prodotto certificato e di elevata qualità, dal forte legame con il territorio di provenienza. La De.Co si pone a vantaggio dell'intera filiera, a partire dal singolo produttore".
Il legame storico tra il territorio avellinese e la produzione corilicola potrebbe avere radici molto antiche: secondo la classificazione scientifica di Linneo, il nocciolo è identificato con il nome di Corylus avellana, forse proprio a testimoniare questo connubio già nell'antichità.
"Ora bisogna costruire un vero e proprio percorso di valorizzazione delle produzioni locali - conclude Sodano - Infatti, è stato già creato un quaderno per la tracciabilità e tutto ciò che riguarda l'etichettatura del prodotto. Adesso tocca ai produttori, i quali devono puntare all'utilizzo di tecniche che esaltino sempre più la qualità della nocciola, forti del legame con il territorio e sfruttando processi di trasformazione moderni, che concorrano al raggiungimento dell'obiettivo".