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Nuovi stili di vita e nuovo approccio all'alimentare

Rapporto Coop 2020: italiani piu' temprati dal lockdown e con un'elevata resilienza

"La pandemia ci ha cambiati, ha invaso e alterato le nostre vite generando un contraccolpo economico violentissimo e delineando, al tempo stesso, una traiettoria incerta e sospesa di futuro. E mentre la pandemia riscrive la storia, gli italiani risultano i più pessimisti d'Europa, ma più temprati dal lockdown e con un'elevata resilienza". Così Albino Russo, direttore generale Ancc-Coop, in occasione della presentazione del Rapporto Coop 2020.

"C'è la sensazione di vivere sospesi in una bolla. E' la bolla digitale che crea cluster chiusi e autoreferenziali, la bolla della vita affettiva che si autodelimita, gli spostamenti che diventano di corto raggio e la comfort zone della casa che rassicura – continua Russo – Tra le mura domestiche piuttosto che altrove ci si nutre, ci si diverte, si incontrano amici e familiari. E se dovessero mancare affetti, ci si adopera per riempire il vuoto: 3,5 milioni di italiani durante il lockdown o subito dopo hanno acquistato un animale da compagnia e 4,3 milioni pensano di farlo prossimamente". 

Russo ha illustrato ciò che si intravede in un panorama europeo e mondiale post-Covid. E sul cambiamento del ruolo geopolitico ed economico dei principali Paesi del mondo, segnala che secondo il 78% dei manager italiani, l'Europa pagherà uno dei ritardi maggiori. Tutto lascia prevedere uno spostamento a Oriente del baricentro economico e geopolitico del mondo. Sono 170 i Paesi che subiranno una contrazione del Pil procapite nel 2020 (per l'Italia, le ultime previsioni si attestano a un -9,5%), e solo nel 2023 (per i più pessimisti nel 2025) il nostro Paese ritornerà ai livelli precedenti la pandemia, peraltro a loro volta lontani dagli standard antecedenti l'ultima grande recessione.

Risparmi-rinvii-rinunce: strategia delle tre R
Il Covid-19 ha avuto inoltre anche l'effetto di una macchina del tempo sugli stili di vita degli italiani, trasportandoli avanti e indietro con estrema rapidità, rispetto agli andamenti temporali abituali.


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"Si stima che 280mila persone che volevano mettere al mondo un figlio quest'anno, ci abbiano rinunciato per sempre. Per tre italiani su quattro è tempo di spending review e quasi un terzo prevede di ridurre i propri consumi: il totale dei consumi arretra di 25 anni, ma il cibo tiene. Si risparmia soprattutto sul fuori casa, sui pasti pronti al consumo e sulle marche premium – ha spiegato il direttore generale Ancc-Coop – Alla spesa alimentare, pur nell'emergenza e in una evidente contrazione generalizzata degli acquisti, gli italiani non rinunciano e solo il 31% dichiara di voler acquistare prodotti di largo consumo confezionato più economici a fronte di un 37% della media europea. Un dato decisamente inferiore al 50% registrato lo scorso anno e al 57% del 2013, anno in cui eravamo in piena crisi economica con un Pil a -1,8%. E anche a emergenza sanitaria finita solo il 18% dice di voler acquistare prodotti più economici". 

Di contro, aumentano smart working (+770% rispetto a un anno fa), e-grocery (+132%), con una digitalizzazione a tappe forzate non solo nella sfera privata, ma finalmente anche nelle attività professionali, che genera una crescita stimata di questo segmento di mercato pari a circa 3 miliardi tra 2020 e 2021.


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Homemade: il nuovo cibo degli italiani
"Con un nuovo approccio al cibo, si delineano nuovi stili alimentari. Il futuro alternativo disegnato dal coronavirus è quello Homemade, un trend che ritorna, soprattutto tra gli under 40 – ha evidenziato Russo –Si tratta di una straordinaria inversione di tendenza rispetto alla fotografia scattata, appena un anno fa, dal Rapporto Coop 2019. Allora era fuga dai fornelli, un fenomeno che in realtà continuava in progressione costante, tanto da dimezzare in 20 anni il tempo passato a cucinare, ogni giorno ridotto allora a appena 37 minuti. La preparazione domestica dei cibi è una delle strategie in cui gli italiani credono e resterà una costante anche nel post-Covid. Risparmio, ovvero si alleggerisce il budget familiare, ma senza rinunciare alla qualità".

Dal Rapporto Coop 2020 si evince inoltre che nella bolla si accorcia anche la filiera del cibo e, per un italiano su due, l'italianità e la provenienza dal proprio territorio acquistano ancora più importanza di quanta ne avessero in periodo pre-coronavirus, dove già godevano di ampia popolarità.


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E sempre per questioni di sicurezza, nell'estate appena trascorsa si è assistito a una vera e propria rivincita del food confezionato che cresce a un ritmo più che doppio rispetto all'intero comparto alimentare, se paragonato a un anno fa: +2,3% contro +0,5% (giugno-metà agosto 2020).

Il packaging protettivo e avvolgente sembra fare la differenza in tutti i comparti: l'ortofrutta e persino i salumi e latticini. Guardando ai carrelli estivi riacquista forza il gourmet (+16,9%), l'etnico (+15,4%) e il vegan (+6,9%).


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E-grocery: prezzo fattore negativo, il carrello online pesa più di quello fisico
Dopo il boom del lockdown, non accenna a diminuire nemmeno la corsa all’e-food. A fianco dell'e-commerce puro, però, gli italiani sembrano voler scegliere soluzioni miste: il click&collect ad esempio passa dal 7,2% delle vendite online del 2019 al 15,6% nella fase successiva al lockdown. E il 42% ritiene comunque importante il consiglio del negoziante/addetto al banco a riprova che la parola chiave sembra essere sempre più la multicanalità.

A costituire un deterrente è il caro prezzo dell'online: +25% rispetto al carrello fisico (marzo-giugno 2020). Un divario di prezzo diminuito rispetto al 2019, quando si attestava su un +35%, ma comunque tale da far sì che la spesa digitale sia un'abitudine diffusa tra le famiglie con redditi medio-alti.


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Il carrello resta green: l'Italia compra più prodotti sostenibili
E tra le costanti che il Covid-19 non ha spazzato via riemerge con forza l'attenzione prestata dagli italiani ai temi della sostenibilità. Il 27% degli abitanti del Belpaese acquista prodotti sostenibili/eco-friendly di più rispetto a prima del coronavirus. Francesi e spagnoli seguono distanziati, con un 18% in percentuale.

Il 21% (in questo caso appaiati agli spagnoli) ha aumentato gli acquisti in punti vendita che promuovono prodotti sostenibili (contro un 17% degli americani e un 15% dei tedeschi) e il 20% acquista di più da aziende che operano nel rispetto dei lavoratori. Circa 1,7 milioni di italiani prevedono di effettuare acquisti green per la prima volta, nel 2021: un dato degno di nota.