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Danni anche del 90% a causa di cimice asiatica e fitopatologie sempre piu' aggressive

I pericoltori ferraresi stanno per alzare bandiera bianca

Le aziende agricole a vocazione frutticola stanno vivendo un'altra pessima annata e, nel ferrarese, dove frutticoltura significa perlopiù produzione di pere, la situazione è davvero gravissima. Cia-Agricoltori Italiani Ferrara sta raccogliendo i dati quantitativi e qualitativi dai produttori e il quadro che si profila è a tinte davvero fosche o, sarebbe meglio dire, rosse come i bilanci delle aziende.

Dalla Santa Maria all'Abate, tutte le varietà sono state colpite da parassiti e fitopatologie ormai tristemente note ai pericoltori: cimice asiatica in primis e due tipi di marciumi, la Maculatura bruna e il marciume calicino, provocati da patogeni fungini davvero difficili da debellare.

A questi danni si somma un altro problema dovuto al clima, come spiega Giuseppe Ciani, presidente della Coop Giulio Bellini, che coltiva quasi 40 ettari di pere a Bondeno e Argenta. "A livello quantitativo, siamo molto vicini alla media produttiva storica, almeno per l'Abate. Ma quando parliamo di prodotto commercializzabile e di prima qualità il discorso è, purtroppo, completamente diverso. Oltre ai danni provocati dalla Maculatura bruna e dalla cimice, che tuttavia appare un po' meno aggressiva dell'anno scorso, il grande problema è la cinghiatura da freddo".


Cinghiatura da freddo

"Parliamo di quel cerchio rugginoso all'esterno del frutto provocato dagli improvvisi cali termici primaverili, che ne modifica l'aspetto esteriore, lasciandone intatta la polpa e il sapore. Se le varietà estive sono state in parte risparmiate dal problema, l'Abate è stata, invece, pesantemente colpita, tanto che nei nostri frutteti parliamo di una percentuale che va dal 15 a oltre il 30%".

E una pera così, sui mercati italiani, non si vende, ed è perlopiù destinata a quelli esteri, dove viene piazzata a prezzi inferiori (anche del 50%) rispetto alle quotazioni di mercato. "Un vero disastro per le aziende agricole che si trovano a dover svendere pere, che in realtà sono assolutamente buone da mangiare, e per un intero settore che sta entrando sempre più in crisi", continua Ciani.

E di aziende che rischiano di alzare davvero bandiera bianca e di dover estirpare i pereti, parla Stefano Calderoni (foto a destra), presidente di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara e promotore di FuturPera, la fiera specializzata dedicata al comparto che si tiene ogni due anni a Ferrara.

"La situazione dei produttori va dal grave al drammatico – afferma Calderoni – Tutte le aziende stanno affrontando danni consistenti, alcune si trovano con il 90% di scarto e, quindi, con una percentuale irrisoria di frutti da immettere sul mercato. Alcuni pericoltori hanno addirittura deciso di abbandonare la raccolta, perché tra manodopera, carburante e trasporto, i costi supererebbero di molto i ricavi e i bilanci andrebbero sicuramente in rosso".

Pere lasciate nei campi, un'eccellenza del territorio sprecata perché non ci sono strumenti di difesa adeguati contro le fitopatologie fungine e la cimice. "Cia è una grande sostenitrice della ricerca scientifica e ci sono dei progetti molto promettenti, ma i risultati si vedranno forse l'anno prossimo, così come quelli legati alla diffusione della Vespa samurai. Troppo tardi per impedire altri espianti di frutteti e altre migliaia di posti di lavoro persi. Perché, a volte, ci si dimentica che se il primo anello di una filiera cede, le ripercussioni non riguardano solo le aziende, ma l'intero tessuto economico e sociale".


Marciume calicino

"Per questo – conclude il presidente di Cia Ferrara – abbiamo chiesto alla politica di valutare in maniera seria e soprattutto in tempi molto brevi, la possibilità di deroga per alcuni prodotti fitosanitari che presentano un'efficacia, anche se non completa, per contrastare le fitopatologie fungine, ma che hanno le autorizzazioni in scadenza . Si tratta di un atto necessario, che non va contro alla nostra idea di una pericoltura sempre più sostenibile, ma in primo luogo vuole salvarla dall'estinzione certa".