"Con l'arrivo di settembre, assistiamo a uno stallo commerciale nel segmento delle uve da tavola con semi, in particolar modo per l’uva Italia, seguita da Red Globe e Palieri. Un andamento che viene erroneamente attribuito al surplus produttivo, ma che invece ha a monte diverse ragioni. Da circa una settimana, infatti, i consumi delle uve italiane con semi si sono ridotti non soltanto sui mercati nazionali, ma anche su quelli esteri, con prezzi di vendita in flessione del 15-20% rispetto alla media del periodo". Lo spiega Donato Fanelli, coordinatore del Comitato Uva da tavola dell'OI (organismo interprofessionale Ortofrutta Italia) e componente della Commissione Italiana uva da tavola.
"Questa contrazione è data, oltre che dal rientro dalle vacanze estive e quindi da una minore capacità di spesa delle famiglie, anche dal consolidamento di alcuni Paesi europei (come Grecia, Moldavia e Macedonia) nella produzione e commercializzazione di uva da tavola. Queste nazioni, infatti, stanno diventando, con il passare degli anni, dei veri e propri produttori specializzati, in grado di vendere l'uva a prezzi davvero bassi, su quegli stessi mercati in cui l'Italia è sempre riuscita a esportare notevoli quantità”.
"Inoltre, questo andamento commerciale “frenato” per le uve con semi è dato anche dallo sviluppo e dall'interesse per le cultivar apirene. Una buona fetta di consumatori, infatti, si sta orientando verso le uve senza semi. La domanda è ormai quasi simile a quella registrata dalle varietà con semi".
"Attualmente, nonostante un calo produttivo generalizzato del 20%, l'uva Italia è in vendita nella GDO a prezzi di 1,30-1,40 €/kg, a fronte dei 1,50-1,60 €/kg del periodo.Trattasi di una varietà tra le più apprezzate e coltivate in Italia, costretta però a subire attacchi significativi. Staremo a vedere gli sviluppi commerciali nelle prossime settimane, in attesa dell'avvio della campagna promozionale a sostegno dell'uva da tavola nazionale, che sarà promossa dall'OI a fine settembre”.