La Russia sta incrementando la propria superficie di coltivazione sotto serra. Nel precedente articolo (cfr. FreshPlaza del 27/08/2020) Natalia Rogova, direttore generale dell'Associazione dei produttori in serra della Russia, ha spiegato l'attuale situazione. Ma quali opportunità possono avere le imprese italiane nel grande mercato russo?
La consulente Evgeniya Kravchenko
Evgeniya Kravchenko, consulente in Italia per il mercato russo, è convinta che anche le aziende italiane possano trovare il loro mercato in Russia. I principali concorrenti degli italiani, vale a dire olandesi e tedeschi, hanno i loro rappresentanti in Russia, proprio per mantenersi in stretto contatto con i produttori che coltivano in ambiente protetto. Le aziende italiane interessate a sviluppare il mercato russo possono ridurre i costi di marketing e promozione su questo mercato se collaborano insieme.
"Se fossero unite – esordisce Evgeniya - le imprese italiane potrebbero presentare al meglio i propri prodotti e offrire ai russi servizi a tutto tondo. Si potrebbe creare un'associazione, cosiddetta 'finestra italiana in Russia' che permetta di creare rapporti con i potenziali clienti russi tramite vari eventi di presentazione dei prodotti e workshop".
Evgeniya è convinta che questa "finestra italiana" vada aperta il più presto possibile, finché i produttori russi di strutture e di attrezzature non diventeranno autonomi. In Russia esistono numerose associazioni di produttori agricoli cui potrebbe fare comodo questa partnership con l'Italia.
Natalia Rogova (foto sopra), spiega ai lettori di FreshPlaza quali sono le problematiche principali dei suoi associati. "Innanzitutto, i produttori russi continuano a subire una forte concorrenza da parte delle merci d'importazione. L'Europa è ancora sotto l'embargo, quindi Turchia, Iran e gli altri paesi del Medio Oriente e del Nord Africa hanno via libera. Nel 2019 sono state importate 700mila tonnellate di prodotti coltivati in serra, e la sfida principale per i nostri coltivatori è di incrementare la propria produzione, per poter fare completamente a meno delle importazioni".
Alcune strutture in Russia
Attualmente, la produzione locale copre il 62% del fabbisogno nazionale, ma l'obiettivo dello stato russo è di arrivare ad assolvere l'85% del fabbisogno del paese entro il 2024. Come afferma Natalia Rogova, i produttori russi sono pronti a questa sfida.
Gli operatori russi coltivano con successo anche fragole
"Il secondo problema è il prezzo elevato dei prodotti coltivati sotto serre in Russia, che costano il 25% in più rispetto ai prodotti d'importazione, nonostante i dazi doganali e il costo di trasporto di questi ultimi - dichiara Natalia - Ciò è dovuto ai costi di produzione in serra, in Russia, che risultano molto più alti rispetto alla produzione dei concorrenti esteri. Infatti, i coltivatori russi sostengono spese elevate di gas e luce perché devono riscaldare le serre con temperature esterne che possono arrivare anche a meno 30 gradi sottozero".
"Le strutture in Russia sono più costose, perché non sono leggere come quelle in Turchia, in Egitto o in Azerbaigian. In Russia, le serre vengono costruite considerando l'eventuale carico di neve e, di conseguenza, utilizzano materiali come vetro di 4 mm di spessore. Nei paesi con il clima più caldo, le serre sono coperte con policarbonato oppure plastica, perciò sono meno costose e incidono di meno sul costo finale del prodotto coltivato".
Cetrioli nelle serre Ultra Clima presso il complesso di serre LipetskAgro, Lipetsk
Infine, in Russia manca ancora personale specializzato nella coltivazione protetta. Nelle Università si studia agronomia, ma non esiste una specializzazione in tecniche di serricoltura. Per risolvere questo problema, i membri dell'associazione promuovono i corsi di laurea in agraria come nelle Università di Kursk, Krasnodar, Belgorod, Mosca e organizzano insieme a loro dei tirocini presso le serre. In questo modo, le aziende possono insegnare agli studenti tutte le particolarità della coltivazione protetta e scegliere i più promettenti giovani specialisti, garantendo a loro un posto di lavoro sicuro subito dopo la laurea.
"Siccome il fabbisogno del mercato interno non è ancora soddisfatto – aggiunge la direttrice - i prodotti russi vengono venduti principalmente sul mercato locale. Dal 2017, i soci dell'associazione stanno facendo i primi passi nell'esportazione verso i paesi limitrofi, in Mongolia e anche in Norvegia. In particolare, nel 2019 sono state esportate 29mila tonnellate di pomodori e cetrioli. Nel 2020 si attende una crescita ulteriore di questi numeri".
Pomodori gialli nel complesso di serre Mayskiy, Repubblica Tatarstan
Rispetto ai progetti di futuro sviluppo, Natalia Rogova dichiara che i soci puntano sulla coltivazione dei funghi e dei fiori in serra, perché al giorno d'oggi soltanto il 40% e il 15% rispettivamente delle richieste del mercato locale sono soddisfatte dal prodotto locale. Inoltre, i soci tentano di coltivare in serre fragoline e mirtilli.
L'associazione invita alla collaborazione i produttori che coltivano in serre provenienti da tutti i paesi, per poter scambiare con loro le esperienze e i know-how produttivi. Anche la Russia può condividere con tutti gli interessati i propri successi agricoli. Per esempio, se in media si hanno 120 kg di cetrioli e 75 kg di pomodori per metro quadrato all'anno, alcuni produttori russi sono in grado di raccogliere fino a 170 kg di cetrioli e oltre 90 kg di pomodori.
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