Bacche di goji che rischiano di rimanere sulle piante a causa del Covid-19

"Tra circa una settimana partiranno le operazioni di raccolta delle bacche di goji biologiche ma, ad oggi, non abbiamo trovato degli acquirenti interessati a questo prelibato piccolo frutto dalle caratteristiche nutraceutiche eccezionali", così spiega a FreshPlaza Anna Camarda dell'azienda Casa Teresa, una società agricola sita a Metaponto (Matera), che nel 2016 ha deciso di puntare su questa particolare produzione.

"L'emergenza pandemica ha bloccato la compravendita. Infatti, prima del periodo di lockdown, eravamo in trattativa con alcune catene di ristorazione e gelaterie italiane, le quali avrebbero assorbito una buona parte della nostra produzione 2020, inserendo nei loro menù nuove ricette a base di goji fresco. Queste attività, dopo esser state chiuse alcuni mesi, si sono ritrovate a dover riaprire a maggio con significativi problemi di liquidità e forti incertezze circa la stagione estiva, giunta ormai alle porte. Non era il momento ideale per fare nuovi investimenti, ma bisognava esclusivamente riavviare i locali e rimettersi in piedi".

"Una strada commerciale che eravamo certi di dover intraprendere e che ci avrebbe garantito buoni risultati economici; invece, abbiamo dovuto abbandonare. Le coltivazioni sono in ottima salute, leggermente in ritardo rispetto allo scorso anno, a causa dell'assenza di temperature calde e costanti. Il prodotto, nonostante provenga da agricoltura biologica, quest'anno rischia di rimanere sulle piante".

"Il prezzo al kg che chiediamo non è alto, è un giusto compromesso che ci permetta di rientrare nelle spese, in particolar modo quelle relative alla raccolta. Nelle scorse annate, presentavamo il prodotto in vaschette da 60 gr, ora cerchiamo un intermediario in grado di occuparsi totalmente della commercializzazione del nostro goji fresco, biologico e italiano".